Il presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale i giovani magistrati e ribadito la necessità di principi come "autonomia e indipendenza", senza che però questi legittimino "ogni genere di decisioni". In sala anche il ministro della Giustizia Orlando e il vicepresidente del Csm Legnini
“La toga non è un abito di scena, ma un segno di imparzialità”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando i giovani magistrati al Quirinale, è intervenuto per ribadire quale è, secondo lui, la condotta idonea di un giudice e di come si debbano “dismettere i propri abiti personali”. “La toga”, ha detto, “non è un simbolo ridondante. Viene indossata per manifestare il significato di ‘rivestire’ il magistrato, che deve dismettere i propri panni personali e esprimere, così, appieno la garanzia di imparzialità“. Quindi si è espresso contro “la visione individualistica” della funzione “che può far correre il rischio di perdere di vista la finalità della legge e l’interesse generale della collettività”. Il magistrato “non deve né perseguire né dar l’impressione di perseguire finalità estranee alla legge ovvero di elevare a parametro opinioni personali quando fa uso dei poteri conferitigli dallo Stato”.
Mattarella ha incontrato al Quirinale i magistrati ordinari in tirocinio nominati con decreto ministeriale del 3 febbraio 2017. In sala erano presenti anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini. Nei giorni scorsi avevano fatto discutere proprio le parole di Legnini che, senza nominare Piercamillo Davigo, è intervenuto nello scontro tra il pm e alcuni esponenti della corrente dei magistrati Autonomia e indipendenza che hanno criticato le sue partecipazioni ad alcuni programmi tv. “In nessun Paese europeo”, ha detto Legnini, “è consentito passare con tanta facilità dai talk show o dalle prime pagine dei giornali a funzioni requirenti e giudicanti fino alla presidenza di collegi di merito e di Cassazione”. Al Quirinale oggi erano presenti anche il primo presidente della Corte Suprema di Cassazione Giovanni Canzio, il procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione Pasquale Ciccolo, il presidente della Scuola superiore della magistratura Gaetano Silvestri. Nei giorni scorsi
Sempre rivolgendosi agli aspiranti magistrati, Mattarella ha anche detto che secondo lui i magistrati si distinguono “solo per funzioni”: “La toga”, ha aggiunto, “rappresenta il senso della funzione che vi apprestate a svolgere. E’ uguale per tutti, anzitutto perché I magistrati si distinguono solo per funzioni”. In merito agli “irrinunciabili principi dell’autonomia e dell’indipendenza”, ha detto, che “pur essendo garantiti dall’art.101 della Costituzione, non possono essere, in alcun modo, una legittimazione per ogni genere di decisioni, anche arbitrarie ma rappresentano la garanzia in difesa da influenze esterne”. Quindi “Autonomia e indipendenza vengono rafforzate dall’applicazione obiettiva della legge, operata non in nome proprio ma in nome del popolo italiano, secondo le regole di legge definite dal Parlamento”. Quindi ha parlato dello “spirito critico”: “Ai magistrati viene richiesta una particolare capacità e maturità professionale, che non si concretizzano soltanto nella conoscenza ma anche nello spirito critico e nella capacità di mettere da parte le personali convinzioni quando queste non trovino fondamento nella conoscenza dei fatti acquisiti e nelle norme dell’ordinamento”.
Il Capo dello Stato ha anche parlato dell’importanza che i “magistrati non si facciano condizionare dall’attenzione dell’opinione pubblica“: “Questa”, ha detto, “non può e non deve determinare alcun condizionamento nelle decisioni. Oggi, forse più che in passato, l’attività giudiziaria è spesso al centro del quotidiano dibattito pubblico, grazie anche all’evoluzione dei mezzi di comunicazione. Si tratta di un fenomeno che consente, ancor di più, alla magistratura, nel rispetto delle regole processuali, di amministrare la giurisdizione con la doverosa trasparenza”. Infine l’importanza che i fatti restino dentro le aule processuali; “Il processo penale non è una contesa tra privati che possono presumere di orientarlo condizionando i magistrati. Si svolge nelle aule di tribunale, perché in quelle aule va assicurata la realizzazione delle garanzie dettate dalla legge a tutela non solo delle parti ma anche della imparzialità del giudice. E’ nelle aule che i fatti vengono ricostruiti secondo l’ordinato svolgersi del processo”.