Flavia Cavaliere ha 24 anni, è nata a Salerno e nel 2014 è arrivata ad Aix-en-Provence con una borsa Erasmus. Ha deciso di rimanere per la magistrale e si occupa di europrogettazione. "Tornerei, sì, ma con presupposti che rispondano alla sfera della decenza. E sia chiaro che non è una questione di stipendio"
Il sogno è quello: “Tornare in Italia, nel mio Sud, per mettere in campo tutto ciò che ho imparato in questi anni passati all’estero”. Flavia Cavaliere ha 24 anni, è nata a Salerno e dal 2014 vive in Francia, ad Aix-en-Provence, dove ha accettato una borsa di studio per la Facoltà di Lingue. Gli ultimi 4 anni Flavia li ha passati in giro per il mondo, tra Francia, Spagna e Zambia, studiando europrogettazione. Con l’obiettivo ben preciso, però, di “diventare un cervello di ritorno”. Non uno in fuga.
Flavia è arrivata in Francia nell’agosto del 2014, grazie ad una borsa Erasmus. “Per uno studente di Lingue fare esperienza all’estero è una tappa obbligata – racconta – Così, alla scadenza del periodo di studio ho deciso di rimanere qui anche per la magistrale, sotto consiglio della professoressa che seguiva la mia tesi sull’integrazione delle minoranze arabe in Francia”. Ambientarsi nella nuova realtà transalpina non è stato semplice. Dalle difficoltà linguistiche a quelle accademiche, dall’Emmental sulla pizza alla lontananza dal mare. “Anche il mondo universitario è totalmente diverso da quello italiano – aggiunge – La scuola e gli atenei in Italia puntano tutto sulle conoscenze da acquisire: qui in Francia si punta molto di più sulle competenze”.
Flavia viene dal percorso teorico per eccellenza: diploma classico prima, dipartimento di Studi umanistici poi. “A livello accademico la scuola italiana è ineguagliabile: i miei colleghi stranieri si sorprendono sempre della nostra cultura letteraria o della conoscenza del latino e del greco antico”, spiega. Ma il punto è proprio questo: “Mentre io mi formavo in Latino, Greco, letteratura o filosofia, loro avevano ore obbligatorie d’Inglese, seminari e sessioni pratiche di diritto ed economia. Insomma, erano più pronti al mondo del lavoro”.
In Francia, così, le aziende arrivano direttamente in ateneo per sottoporre gli studenti a colloqui e proporre loro stage (con retribuzione obbligatoria). In più, i piani di studio prevedono corsi di inglese e mobilità inderogabile: “Ci tengo a precisare – continua Flavia – che qui non è il Paese dei Balocchi: bisogna essere sempre presenti a lezione, restare in regola con gli esami e studiare sodo. I fuoricorso, praticamente, non esistono”.
Anche il costo della vita è mediamente più alto che in Italia: gli affitti sono più cari, una birra costa in media 7 euro e una pizza 10. “Le agevolazioni previste dallo Stato francese, però, sono numerosissime – spiega la studentessa di origine salernitana – I sussidi (i famosi APL) coprono il 30% dell’affitto, le tasse universitarie non superano i 250 euro l’anno (contro i duemila in Italia) gli sconti sui trasporti sono tangibili e la cultura è economicamente più fruibile, con musei sempre gratuiti, sconti per il cinema e riduzioni sul costo dei libri”.
Per finire la magistrale manca poco: Flavia, intanto, ha già ricevuto offerte da Spagna, Germania o Belgio, passando per il Sud America. Ma il sogno è quello di “tornare nel mio Paese, magari al Sud”. L’obiettivo è chiaro: riportare nella propria terra le competenze acquisite all’estero. Magari passando per l’europrogettazione, un campo ancora poco conosciuto alle nostre latitudini, sia nel pubblico che nel privato. “Ci sono tantissime cose che si potrebbero fare, dal rilancio turistico ai piani progettuali di sviluppo imprenditoriale. La mia idea sarebbe quella di collaborare con le amministrazioni locali per intercettare quanto più possibile i fondi europei”.
A condizioni, però, ben precise: “Tornerei, sì, ma con presupposti che rispondano alla sfera della decenza e del rispetto per il lavoratore. Non è una questione di stipendio, sia chiaro: ma in Italia è passata l’idea che siccome sei giovane e hai poca esperienza devi accettare di lavorare gratis e senza alcun tipo di garanzia”.
Nonostante questo, il legame con il Paese d’origine per Flavia è fortissimo. “Penso vivamente che l’Italia sia il posto più bello al mondo. La nostra storia e la nostra cultura non hanno eguali. In Italia, insomma, non abbiamo miniere d’oro, di diamanti o giacimenti di petrolio: la nostra risorsa è umana. La nostra innovazione deve muoversi in tal senso”. Così come Flavia, anche tanti suoi amici vivono da tempo al Nord o all’estero. E così come Flavia, in tanti vogliono tornare: “Se tutti andiamo via cosa resterà della nostra terra? – conclude – L’Italia non è un Paese da distruggere: è un Paese da ricostruire. E noi giovani abbiamo tutti gli strumenti per farlo”.