3. Con: il coming out ninja.
Per ovviare al Coi c’è chi adotta diverse tattiche, come il Con: Coming Out Ninja. Questo è il coming out ad esempio di Willwoosh che ha abilmente nascosto il “mi piace il cazzo” dietro al “non mi piace Charizard”. Per chi non sapesse cosa siano i Pokemon, è come far prima prendere un infarto ai genitori dicendogli di avere il cancro per poi uscirsene con nonchalance con un “Nah, non ho il cancro, sono solo gay. Non è tanto male no?”.
4. Coe: il coming out emigrato
Altra strategia il classico Coe: Coming out emigrato. Questo il caso di tutti quelli che lasciano il Bel Paese per provare l’ebbrezza di vivere in libertà e protetti da diritti paritari la propria sessualità , così da farsi una vita prima del coming out stesso. Esempio da manuale quello di Gianna Nannini (che era anche un po’ COO, diciamocelo). Ora immagino molti di voi borbottare: non e’ il Coe una vigliaccata?
La mia personale risposta è no. Abbiamo tutti le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre debolezze. Le stesse che portano molte persone a non dichiararsi mai. Un coming out è sempre un coming out. L’importante è prima o poi farlo.
5. Com: il coming out melodrammatico
In crescendo abbiamo poi il Com: Coming out melodrammatico. Sono questi i coming out ricchi di paranoie e tentennamenti, dubbi, ripensamenti. Tipiche le notti insonni passate a pensare a se sia meglio fare un discorso sedendo i parenti a tavola, scrivere una lettera, confessarsi durante i fuochi di Capodanno, mandare una cartolina dal Messico.
Il fattore Melodramma ovviamente si accresce quando si hanno genitori che ti rispondono “Ma cosa ho sbagliato?”, battendosi il petto e gettando le braccia al cielo con fare drammatico. Mamma, non te l’ho mai detto, ma da quando mi hai fatto quelle patate arrosto nel 2003…
Il Com tuttavia non è l’apice, dato che presuppone che le persone con cui stai facendo coming out ti vogliano ancora bene quando finiscono di far finta di essere in una puntata di Beautiful.