L’articolo sulle amministrazioni straordinarie, che avrebbe unificato una normativa spezzettata tra il decreto legislativo Prodi bis del 1999, la legge Marzano del 2004 (cucita su misura per il crac Parmalat) e una serie di decreti ad hoc per singoli dissesti, è stato stralciato durante il passaggio in commissione Giustizia e abbinato a un’altra proposta di legge presentata nel 2013. Una decisione che chiude i giochi, spiega chi sta seguendo l’iter: il governo intende accelerare sul ddl “madre” e varare i decreti attuativi prima che finisca la legislatura, mentre quello a prima firma Ignazio Abrignani è arenato in commissione Industria. Che la strada fosse in salita, del resto, i giuristi della commissione Rordorf l’hanno capito subito. “Avevamo chiesto al ministero dello Sviluppo dati storici sulla durata e sui risultati delle procedure di amministrazione straordinaria già chiuse”, spiega Ferro. “Volevamo conoscere, per esempio, i compensi dei commissari”, che vengono pagati prima di ripartire gli attivi tra i creditori, “gli eventuali contenziosi avviati contro i loro rendiconti di gestione e le eventuali indagini penali e condanne nei confronti loro e del comitato di sorveglianza, il costo complessivo dei commissariamenti incluse le parcelle dei legali, le consulenze e le spese vive, le percentuali di soddisfacimento dei creditori, il conto pagato dalla collettività per ricollocare i lavoratori, le conversioni in fallimento, le modifiche al piano iniziale…”
La risposta del Mise? “Non abbiamo ottenuto nulla, salvo un elenco uguale a quello che si trova sul sito del Mise”. Che riporta solo un paio di tabelle con l’elenco delle 120 aziende ammesse alla Prodi bis e dei 25 gruppi (per un totale di 231 imprese) per i quali si è fatto ricorso alla Marzano, l’anno di apertura della procedura, il nome dei commissari, eventuali cessioni e numero di dipendenti trasferiti. Anche ilfattoquotidiano.it ha chiesto al ministero informazioni aggiuntive, senza successo. “Già dalle tabelle, comunque, salta all’occhio che solo in uno o due casi è partita una vera ristrutturazione”, nota Ferro. “Per il resto gli esiti sono liquidazioni “a spezzatino” e fallimenti”. O il secondo commissariamento, come nel caso di Alitalia. La cui prima gestione commissariale, secondo Mediobanca, è costata ai contribuenti 4,1 miliardi. E i dipendenti trasferiti all’eventuale compratore, tema caldo nelle ore in cui è saltato il tavolo al Mise sulla cessione dell’Ilva ad Am Investco? Sempre stando alle tabelle, nel complesso sono meno della metà di quelli impiegati prima dell’amministrazione straordinaria.