L'istituto di statistica stima in 208 miliardi il valore aggiunto complessivo del "nero" e delle attività illecite. Sale al 37,3% del totale dell'economia non osservata il peso del lavoro irregolare, condizione che riguarda 3,7 milioni di persone. Il valore aggiunto del traffico di stupefacenti aumenta a 11,8 miliardi. In calo l'evasione fiscale messa in atto attraverso sottodichiarazioni
In calo la “sottodichiarazione“, leggi evasione fiscale realizzata dalle imprese dichiarando redditi più bassi di quanto siano in realtà. In aumento il peso del lavoro irregolare e quello di altre componenti come gli affitti in nero. Resta stabile intorno all’1% del pil il valore di traffico di droga, prostituzione e contrabbando di tabacco, ma continua ad aumentare la spesa delle famiglie per questi prodotti e servizi illegali: nel 2015 ha toccato i 19 miliardi. A fare i conti è l’Istat nel report sulla cosiddetta economia non osservata. Il valore aggiunto generato da sommerso economico e attività illegali è ammontato nel 2015 a 208 miliardi di euro, pari al 12,6% del pil, in calo rispetto al 13,1% del 2014 quando il valore era stimato in quasi 213 miliardi di euro.
In particolare il valore aggiunto generato dall’economia sommersa è ammontato nel 2015 a poco più di 190 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali (incluso l’indotto) a circa 17 miliardi di euro. Di cui poco meno del 75% arriva dal traffico di stupefacenti: questa attività ha un valore aggiunto di 11,8 miliardi di euro che corrispondono a 14,3 miliardi di consumi delle famiglie. I nuclei familiari hanno speso in totale 19 miliardi in prodotti o servizi illegali. La cifra è in costante aumento: dai 18,1 miliardi del 2012 è passata a 18,4 nel 2013 e 18,7 nel 2014.
La composizione dell’economia non osservata negli ultimi anni si è modificata in maniera significativa, nota l’istituto di statistica. Nel 2015 la componente relativa alla sottodichiarazione pesa per il 44,9% del valore aggiunto (circa 2 punti percentuali in meno rispetto al 2014). La restante parte è attribuibile per il 37,3% all’impiego di lavoro irregolare, in aumento rispetto al 35,6% nel 2014: le unità di lavoro irregolari sono stimate in 3,7 milioni, in aumento di 57mila rispetto al 2014. E si tratta in prevalenza di dipendenti. Le altre componenti come affitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta valgono il 9,6% e le attività illegali l’8,2% (rispettivamente dall’8,6% e dall’8% dell’anno precedente).
Tra i comparti dove l’incidenza dell’economia sommersa è più elevata ci sono commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (24,6%) e le costruzioni (23,1%). Il peso della sottodichiarazione sul complesso del valore aggiunto è maggiore nei servizi professionali (16,2% nel 2015) e, ancora, nel comparto commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (12,8%) e nelle costruzioni (12,3%). Mentre la componente di valore aggiunto generata dall’impiego di lavoro irregolare è più rilevante nel settore degli Altri servizi alle persone (23,6% nel 2015), dove è principalmente connessa al lavoro domestico, e nell’agricoltura e pesca, in cui incide per il 15,5%.