Disgustanti o geniali? Svolta horror o libera benché parossistica espressione di se stesse? L’ultima dal fronte dei selfie è questa: mostratevi più antiestetiche che potete. Meglio passare per una svitata che una tra le tante. Meglio ostentare artificiali stranezze epidermiche e corporee, che irreprensibili glutei di massa. Sì, ma cosa inventarsi di nuovo, di scioccante, di zero-sexy, di trash o camp per bucare la cortina del nostro sguardo assuefatto a tutto e al contrario di tutto? “Mi si nota di più se mi piazzo…” il naso sopra gli occhi? Già visto in mille film fantascientifici. La lingua glitterata? I display di tempra forte degli smartphone non hanno raccontato altro qualche settimana fa. Due belle ascelle rigogliose e incolte? Un ennesimo déjà-vu, questa volta del femminismo duro e puro. Non restava allora che farsi crescere i peli del naso. Spiattellandoli con nonchalance ed entusiasmo sui social. Anche perché sfoltirli costa dolore e appuntamenti umilianti dall’estetista. Sta crollando uno degli ultimi tabù dei canoni di bellezza femminile di ogni tempo. Le extension dei peli nasali rischiano di diventare una delle nuove tendenze del fashion globale. Meditate, esperte e appassionate di make-up, meditate. Tanto oggi per rompere uno specchio dal soprassalto, ce ne vuole. Persino le nostre bisnonne si staranno forse rivoltando nella tomba.
A rompere gli indugi (e lanciare le forbicine dalla finestra) è stata una ragazza giapponese, che ha pubblicato su Instagram uno scatto agghiacciante di se stessa con le narici solcate da una ragnatela di peluria. Hashtag, nosehair. A stretto giro l’ha imitata una modella europea, che s’è fatta crescere pure una sorta di pizzetto intorno al labbro. Le loro trovate hanno subito scoperchiato il “naso di Pandora”. Un social challenge non si nega a nessuno. La mamma degli esibizionismi pseudo-dirompenti è sempre incinta. Svariate e stilose donzelle d’oriente e d’occidente hanno risposto con selfie speculari, applicandosi le extension per le ciglia alla narice. Una forma di trucco mai sperimentata prima. E che, si spera, non sarà mai più provata poi. Nemmeno Salvador Dalì sarebbe arrivato a tanto. Manca solo la replica d’autore di qualche influencer italiana, magari con annessi citazione dotta incongrua e product placement. “Naso malpelo”, parafrasando Giovanni Verga.