Il Rosatellum Bis, che fa già schifo a partire dal nome, non garantisce governabilità: garantisce il renzusconismo. E’ un obbrobrio antidemocratico che riciccia, e riverbera, le immani brutture di Porcellum e Italicum. Nominati, pluricandidature. Ha uno sbarramento finto al 3%, aggirabile col giochino delle liste civetta (tipo il movimento della Brambilla, ma pure la sbroscia pavida di Pisapia, convinto di spostare il 20% quando al massimo sposterà stocazzo).
Aiuta anzitutto Silvio Berlusconi, e quindi va benissimo a Matteo Renzi. La sola idea di partorire una legge elettorale a pochi mesi dal voto non condivisa da tutti è una carognata, avallata ovviamente da Gentiloni e autorizzata dalla Sfinge quirinalica. Porre la fiducia è un ulteriore atto di protervia del Sire Goffo di Rignano. I falchi di Forza Italia, che avevano gridato contro l’Italicum, ora esultano per il Rosatellum Bis: la famosa coerenza dei berlusconiani. Sul Pd renziano non c’è davvero più nulla da dire: sul piano nazionale (a livello comunale e regionale le eccezioni ci sono), è sempre più deplorevole e sommamente irricevibile.
Neanche tre giorni fa, Emanuele Fiano aveva garantito che “porre la fiducia sul Rosatellum non era all’ordine del giorno”. Infatti. Non male anche Matteo Richetti, che riduce le proteste “a giochini del M5S”: che sincero democratico. Da quando Renzi lo ha premiato con un ossicino in cambio del ruolo di maggiordomo, scodinzola a comando che è un piacere. Bravo Matteuccio.
Il Rosatellum è una legge che nasce con due soli intenti: ammazzare i 5 Stelle, e già che ci siamo la sinistra e la Meloni. Più ancora: garantire nel 2018 una Grosse Koalition che unisca Berlusconi, Berlusconi (cioè Renzi) e niente (cioè Ap). Tutto ciò dimostra che votare è tutto sommato inutile, perché il “no” fragoroso del 4 dicembre ha provocato effetti paragonabili a quelli di Pino Quartullo nella cinematografia mondiale: non ci hanno neanche ascoltato.
Tutto è come prima, anzi forse persino peggio. In un tale schifo, che alimenta il distacco generale – e giustificatissimo – dalla politica e che conferma come gli italiani si infervorino tantissimo per un modulo sbagliato di Ventura ma se ne freghino se la democrazia va a farsi benedire, emerge nitidamente una figura leggendaria: Matteo Salvini. Mesi e anni a spararle grosse, tra felpe orrende e ruspe a caso, per poi divenire uno zerbino come tanti di Berlusconi&Berluschino in cambio di due cadreghe. Il giorno in cui hanno distribuito la coerenza, e credo anche le palle, probabilmente era assente perché impegnato in una gara di rutti.
Complimenti.