Polemiche e guerra a colpi di carte bollate a Piombino, Massa Carrara, Signa, Borgo San Lorenzo. Le correnti di Orlando e Emiliano all'attacco
Accuse di “truffa“, veleni e ricorsi: in Toscana s’infiamma lo scontro interno al Partito democratico sul tesseramento in vista dei congressi locali in programma dal 12 al 22 ottobre. Le polemiche più roventi si sono registrate a Piombino, Massa Carrara e Signa. Il segretario del Pd Toscana Dario Parrini getta acqua sul fuoco, facendo notare che le tessere contestate sono solo 500 su un totale di 46mila iscritti (dato 2016) e che i ricorsi saranno meno di una decina. Ma dall’altra parte ci sono gli esponenti delle minoranze guidate da Andrea Orlando e Michele Emiliano danno battaglia raccontando di pacchi di tessere, iscrizioni a tempo scaduto, moduli precompilati. I congressi eleggeranno i segretari di circolo, delle unioni comunali e delle federazioni. Dal punto di vista delle candidature il Pd, eccetto le sfide “calde” nella federazione Valdicornia-Elba e in quella di Siena, appare compatto con congressi “unitari” in 9 federazioni su 11 e 191 unioni comunali su 207, secondo le cifre date dai vertici regionali del partito.
L’accusa del consigliere regionale Bambagioni
A parlare di “truffa” in particolare è il consigliere regionale Paolo Bambagioni, esponente della corrente che fa capo a Emiliano. Secondo quanto ha raccontato, per ribaltare gli equilibri (“avevamo 70 tessere in più”) i renziani avrebbero fatto “spuntare” 130 tessere oltre la chiusura dei termini. A molti aspiranti tesserati – è un’altra delle accuse – il segretario comunale Gabriele Scalini avrebbe fatto una sorta di “interrogatorio” e alla fine ne avrebbe anche “bocciati” una dozzina. “Era solo una chiacchierata – risponde però il segretario a Repubblica – Se uno non sa cos’è un partito l’iscrizione non è una scelta consapevole. Ci siamo trovati di fronte a 180 persone inviate dallo staff di Bambagioni: non avevamo il dovere di capire?”. Scalini nega poi che le tessere contestate siano arrivate fuori tempo massimo. Fabio Incatasciato, segretario metropolitano del Pd fiorentino, rende noto che sono state rilevate “pesanti anomalie tra i numerosi nuovi iscritti portati al partito appositamente da Bambagioni” e che lo stesso consigliere avrebbe effettuato “enormi pressioni” per avere “pacchi di tessere bianche da gestire direttamente”. Otto esponenti del Pd signese, tra i quali assessori e consiglieri comunali, hanno però diffuso una nota in cui si attacca duramente la componente renziana, parlando di partito “militarizzato”.
Piombino, ricorso su 309 tessere
Gli scontri si estendono anche alla federazione della Val di Cornia (Piombino e i Comuni vicini) e dell’isola d’Elba. Qui 309 tessere non sono state certificate dalla commissione di garanzia locale per presunte irregolarità nella gestione delle adesioni. Sullo sfondo il “braccio di ferro” tra i due schieramenti che si contendono la segreteria del Pd piombinese e quella della federazione: da una parte i renziani (tra cui il consigliere regionale Gianni Anselmi, ex sindaco di Piombino) e dall’altra tutti gli altri. “Il fratello di Anselmi – attacca Bambagioni – ha portato 300 tessere precompilate senza che il segretario ne sapesse niente”. Le tessere “congelate” apparterrebbero proprio alla corrente di Anselmi. La commissione di garanzia regionale a cui si sono rivolti alcuni iscritti ha deliberato che “non sono emerse violazioni dello Statuto o del Codice etico del Pd”. Per perfezionare le 309 iscrizioni è stata così sancita “la riapertura dei termini del tesseramento fino al 15 ottobre”. Lo scontro tra le parti però non si arresta: il pronunciamento viene interpretato in modi opposti. “La commissione – ha affermato l’orlandiano Valerio Fabiani, segretario uscente della federazione – ha stabilito che ci sono state irregolarità”. Di avviso opposto Anselmi: “309 persone erano state respinte dal partito. Respinte, cacciate, non accettate. E non sono state rilevate violazioni dello statuto e del codice etico”.
A Massa Carrara le accuse degli orlandiani
A parlare di “fatti gravissimi” e di “lottizzazione del congresso” è stato il coordinamento Dems di Massa Carrara: riflettori accesi su 150 nuove iscrizioni “che non è stato possibile perfezionare” e sulle 500 tessere che sarebbero state presentate in extremis dalla parlamentare renziana Martina Nardi. Secondo gli orlandiani la distribuzione dei moduli per i nuovi iscritti sarebbe avvenuta “sostanzialmente a meno di una settimana dalla scadenza”. Franco Vazio, commissario per il tesseramento della federazione, sostiene però che tutto si sia svolto nel rispetto di regole condivise e che in realtà ci sarebbero soltanto meno di un centinaio di tessere non accettate perché non correttamente sottoscritte. Un’altra cinquantina di moduli non sarebbero invece stati accettati perché presentati da persone non deputate a farlo. E le 500 tessere di Nardi? “Il tesseramento – spiega ancora Vazio – è attivo dal 1 gennaio, mesi in cui tutti avrebbero potuto tesserare iscritti. Le 50 tessere sono solo quelle date all’ultimo tuffo, per accelerare i lavori. Se qualcuno ha lavorato tanto e bene prima è solo un merito”. Secondo Bambagioni ci sarebbero state irregolarità anche nel circolo di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. Oggetto della polemica una trentina di schede presentate oltre i termini: a quanto si capisce tali iscritti non potranno però partecipare al voto. “Si è svolto tutto regolarmente” assicura il segretario Gabriele Timpanelli.
Il partito: “Ci sono sedi per verifiche, noi non abbiamo server”
Le federazioni a congresso – spiega il Pd Toscano – saranno 12 (quella di Livorno scadrà nel 2018). “Avremo una competizione fisiologica tra 2 candidati, a Piombino – spiega Parrini – sicuramente meno fisiologica a Siena, con 4 candidati“. Le polemiche? Il segretario parla di “macchina del fango“, precisando che tutto sarà discusso negli organi di garanzia del partito: “Accuse ridicole che offendono i nostri 46mila iscritti. Chi ha denunce le faccia, abbiamo tre gradi di garanzia interna già al lavoro. E comunque meno di 500 tessere contestate e meno di 10 ricorsi”. Il vicesegretario Antonio Mazzeo punge i grillini: “Il nostro partito, a differenza di altri, non ha lo scudo di server ignoti ma ha tutte le sedi deputate per fare le verifiche del caso”.
di David Evangelisti e Valentina Roselli