La decisione di Michel Temer di revocare lo stato di rifugiato politico a Cesare Battisti, e di rimettere al Supremo tribunale federale (Stf) il verdetto finale riguardo estradizione del terrorista in Italia, rischia di spegnere il sorriso beffardo con brindisi annesso, esibito ai fotografi dopo il suo rilascio in libertà provvisoria. Fu arrestato il 4 ottobre, mentre cercava di riparare in Bolivia con una somma di valuta eccedente il limite consentito.
L’estradizione non è facile: i suoi avvocati hanno opposto richiesta di Habeas corpus e rivendicato la prescrizione. Esiste anche un ostacolo giuridico: Il codice penale brasiliano prevede un massimo di trent’anni di detenzione, anche per crimini efferati, mentre in Italia egli dovrebbe fronteggiare l’ergastolo. Onde per cui, se la condanna nel nostro paese non sarà ridotta, la procedura rischia di andare per le lunghe. Mentre la Corte Suprema valuta la procedura, la scure della magistratura ordinaria continua ad abbattersi sui vertici politici del Paese in modo bipartisan.
Parlamento screditato
L’ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, condannato in luglio a 10 anni nell’ambito della stessa inchiesta, ha incassato di recente altre accuse, che lui definisce basate su persecuzione politica da parte dei suoi avversari. Secondo la stampa minore, Obama, visitando il Brasile, avrebbe evitato di incontrarlo, non lesinando critiche alla condotta degli esponenti di spicco del Partido dos Trabalhadores (Pt) il partito di Lula e Rousseff.
Temer deve ora fronteggiare una nuova accusa: aver comprato due terreni in un condominio di lusso nel 2014, il giorno dopo il trasferimento di fondi da Jbs, il colosso brasiliano di export carni.
Secondo la Procura, supportata dalla delazione di Joesley Batista, Ceo di Jbs, un milione di Reais (meno di 300mila euro) fu consegnato al colonello della Policia Militar (Pm) João Batista Lima Filho, che a sua volta avrebbe girato la somma a Temer.
Il giorno seguente, una società immobiliare di sua proprietà, Tabapuã investimentos e participações, acquistò i due appezzamenti, pagandoli circa 700mila reais. La forma di pagamento non fu messa a registro, ma la presidenza della Repubblica ha già risposto alla procura che l’acquisto fu fatto con i proventi dell’affitto di un lussuoso appartamento, di valore equivalente. Sui rapporti indecenti tra Temer e Batista, ho già scritto.
I politici di vertice brasiliani sembrano inciampare di frequente sopra “incidenti immobiliari”, vedi il triplex di Lula, costato al leader del Pt una lunga condanna.
Come successe al ministro Claudio Scajola e la sua celebre casa al Colosseo.
John Wayne Bolsonaro
Se il magistrato Sergio Moro è la nemesi del Pt, avendo inchiodato prima Antonio Palocci e poi Lula da Silva alle proprie responsabilità penali (Palocci sta già scontando 12 anni) Rodrigo Janot, procuratore della Repubblica, è la spada di Damocle calata su Temer, che affronta in questi giorni la seconda tegola.
587 milioni di mazzette, secondo Janot, sono transitati in questi anni nelle tasche del presidente pro tempore e della sua presunta organizzazione criminale. La pesante accusa di corruzione attiva ha stroncato pure Aécio Neves, leader dei socialdemocratici, che ha perso seggio da senatore e carica di presidente del Partido da Social Democracia Brasileira (Psdb). Con lui sono cadute quasi tutte le teste di serie del parlamento brasiliano. Se Temer seguirà la stessa sorte, come appare sempre più probabile, si apre un’autostrada per Jair Bolsonaro, candidato alla presidenza con il Partido social cristao (Psc).
Quanto di peggio la reazione e il militarismo brasiliano siano capaci di esprimere.
Strenuo difensore della dittatura 1964-85 e di Pinochet, favorevole alla tortura e al porto d’armi civile (ama farsi fotografare con la sua collezione di fucili) ostile da sempre alle minoranze nere e indios, nemico giurato di gay e transessuali, il suo percorso minaccia di seguire le orme di Trump. Non per niente la comunità evangelista che risiede a Boston li adora entrambi. Con un Bolsonaro premier, a Battisti forse converrebbe tornare in Italia, onde evitare le possibili purghe che il pistolero scatenerebbe nei confronti dei suoi nemici storici.