Sotto inchiesta anche l’ex segretario generale della Fifa Jerome Valcke, che secondo i magistrati svizzeri avrebbe ricevuto “indebiti vantaggi” per la cessione dell'esclusiva televisiva di quattro edizioni della Coppa del Mondo, dall’edizione russa nel 2018 al mondiale del 2030
Corruzione, frode e falso. Sono le accuse che la procura svizzera rivolge all’ex segretario generale della Fifa Jerome Valcke e a Nasser Al-Khelaifi, ceo di beIn Media Group e presidente del Paris Saint Germain. Secondo i magistrati svizzeri, Valcke – interrogato mercoledì dalla procura generale – avrebbe ricevuto “indebiti vantaggi” per l’assegnazione dei diritti tv in alcuni Stati di quattro edizioni della Coppa del Mondo dall’edizione russa nel 2018 al mondiale del 2030. La posizione di Al-Khelaifi riguarda solo il 2026 e il 2030, mentre un altro importante manager nel settore dei diritti sportivi è indagato anche per le due prossime edizioni. La procura di Berna ha comunicato di aver operato in collaborazione con le autorità italiane, francesi, spagnole e greche per effettuare diverse perquisizioni in più località di questi Paesi.
Le autorità svizzere conducono già un altro procedimento penale nei confronti di Jerome Valcke (intanto squalificato per 12 anni dalla Fifa) per “amministrazione infedele”. E proprio da quella indagine è nata la nuova inchiesta, iniziata a marzo e che coinvolge Al-Khelaifi, uno degli uomini più potenti nel panorama calcistico mondiale e braccio destro dell’emiro Tamim Bin Hamad al-Thani. Il manager qatariota è attuale presidente e amministratore delegato di beIn Media Group e numero uno del fondo sovrano Qatar Investment Authority nonché del Paris Saint-Germain. In passato ha guidato anche Al Jazeera Sports e la Federazione qatariota di tennis.