Harvey Weinstein è un “cicciabomba butterato con una lingua lunga tre metri e me la vuole infilare sempre al caldo”. Queste alcune delle considerazioni che nel 1997 Asia Argento faceva sull’ex capo della Weinstein Company. Parole di fuoco che la giornalista Daniela Fedi ha oggi pubblicato in un lungo articolo a difesa dell’attrice su Il Giornale. Fax su fax tenuti da parte per un momento che poi è arrivato, la storica giornalista di moda racconta con dovizia di particolari il suo rapporto con la figlia del regista Dario. “Avevo una specie di transfer materno nei suoi confronti, fin dal primo momento ho sentito il bisogno di proteggerla”, scrive la Fedi, sostenendo che quell’Asia 22enne “in fondo era una ragazzina e io una donna fatta”.
Tutto comincia tra la fine del ’96 e l’inizio del ’97 quando la Argento sembra rinunciare ad un party romano con presente Weinstein. “Stasera c’era un festone per il capo della Miramax, mr Weinstein, che è a Roma, ma io non ci sono andata. Certo, è il mio boss, e allora? È un cicciabomba butterato. Ha una lingua lunga tre metri e me la vuole sempre infilare al caldo”, riporta uno dei fax conservati dalla Fedi. Anche se il nucleo delle accuse riguarda l’incontro successivo tra il produttore all’epoca ancora alla Miramax e l’attrice a Cannes. “Ho perfino un fax che mi ha scritto poco prima che andasse a Cannes dove è avvenuta la violenza e mi sento ancora in colpa per non aver capito subito cosa stava rischiando”, ricorda la giornalista.
Di mezzo c’è la convocazione di Abel Ferrara che vuole Asia sul set del film New Rose Hotel. La ragazza è invitata a New York dove incontrerà anche Christopher Walken e William Dafoe. Asia è felicissima e lo comunica con i fax e qualche sms che all’epoca cominciavano a viaggiare. Poi all’improvviso la telefonata. Asia chiama la Fedi e le confessa che quella sera in uno degli hotel della Croisette era stata violentata da Weinstein. “Ricordo le sue parole esatte”, scrive la giornalista. “‘Quel ciccione schifoso è così potente che la passerebbe liscia. A Monica Lewinsky credono solo perché ha tenuto via il vestito. Perderei la stima di Abel. Non ci posso nemmeno pensare’. Tentai di consolarla e alla fine le detti ragione: cerca di dimenticare, sei giovane, hai una vita davanti a te”. Poi prosegue: “Quando incontrai mr Weinstein a una sfilata della sua ex moglie Giorgina Chapman, stilista del brand Marchesa, mi rifiutai di stringergli la mano. Lui non se ne accorse nemmeno, perché gli americani lo fanno spesso. Hanno paura dei microbi, loro”.
Proprio nelle concitate ore in cui sbucano ancora attrici a denunciare le violenze dell’ex produttore – l’ultima è Kate Beckinsale 17enne sempre con il solito stratagemma della stanza d’hotel e Weinstein in accappatoio – la Fedi spiega la sua difesa del j’accuse di Asia: “Da giorni leggo le miserabili cronache di quel che ha fatto Harvey Weinstein a decine di giovani donne e provo un misto di rabbia e di orgoglio. La rabbia è il minimo sindacale per una cosa del genere. L’orgoglio è per Asia, la meravigliosa e folle ragazza che di cognome fa Argento e che finalmente ha trovato il coraggio di parlare”.