L’accordo sul nucleare con l’Iran “non è un accordo bilaterale, non appartiene a nessun singolo Paese e non è facoltà di nessun singolo Paese mettergli fine“, perché è stato “unanimemente approvato dall’Onu“. Questa la reazione dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump di voler decertificare l’intesa firmata il 2 aprile 2015 dal gruppo “5+1” delle Nazioni Unite con Teheran. Nei minuti successivi all’annuncio del capo della Casa Bianca prendono posizione i due schieramenti pro o contro il capo della Casa Bianca: critiche arrivano da Gran Bretagna, Francia, Germania e Russia, mentre al suo fianco si schierano come da previsoni Israele e Arabia Saudita.

“Non possiamo permetterci di mettere fine a un accordo che sta dando risultati” e di cui l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, “ha verificato 8 volte il rispetto“, ha continuato Mogherini, che quell’intesa con l’Iran l’ha patrocinata insieme ad un gruppo di funzionari Ue a fianco dei “5+1” dell’Onu. L’accordo sul nucleare iraniano “non è una questione interna, ma una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu – continua l’Alto rappresentante Ue – “mentre in seguito all’annuncio odierno del presidente Trump, il processo interno Usa, e sottolineo interno, è ora nelle mani del Congresso americano”.

A salvaguardia dell’accordo sono intervenuti anche Theresa May, Angela Merkel ed Emmanuel Macron, che in una nota congiunta dichiarano di “prendere atto” della decisione del presidente Usa, ma restano per parte loro “impegnate” a rispettare l’intesa e a favorire una sua “piena attuazione“. “Il mantenimento dell’intesa – continuano i rappresentanti di Gran Bretagna, Germania e Francia – è nel comune interesse nazionale” ed è stato “il culmine di 13 anni di diplomazia e un passo importante per assicurare che il programma nucleare iraniano non deviasse verso scopi militari”. Pur affermando di condividere con Washington alcune “preoccupazioni sul programma missilistico” di Teheran e su certe iniziative “regionali” dell’Iran, i leader dei tre Paesi “incoraggiano l’amministrazione Usa e il Congresso a valutare le implicazioni per la sicurezza degli Stati Uniti e dei loro alleati prima di compiere passi che possano minare questo accordo, come la reimposizione delle sanzioni abolite”. Parole condivise dal presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, che ha dichiarato che l’Italia “si unisce alla preoccupazione espressa dai capi di Stato e di governo” dei 3 Paesi sopracitati.

La stessa posizione è stata espressa anche dalla Russia, che attraverso il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov ha confermato al suo omologo di Teheran, Javad Zarif, che Mosca resta impegnata nel rispetto dell’accordo sul nucleare iraniano.

Si sono invece schierati a favore della decisione di Donald Trump Israele e Arabia Saudita. Il ministro per l’Intelligence israeliana Israel Katz ha definito il discorso del presidente americano “molto significativo” e ha ipotizzato, parlando a Channel 2, una nuova guerra a causa delle minacce di Teheran arrivate nei giorni scorsi. A pochi minuti dal discorso di Trump, anche l’agenzia di stampa ufficiale del regno del Golfo, la Spa, ha detto che Riad “sostiene” e “accoglie con favore” la strategia annunciata della Casa Bianca. La nota “elogia” l’impegno di Trump a lavorare con gli alleati degli Stati Uniti nella regione mediorientale per affrontare le sfide comuni, in cima alle quali si trova la “minaccia” iraniana. Teheran, prosegue il comunicato, ha sfruttato i benefici economici derivanti dall’accordo “per portare avanti la sua politica di destabilizzazione della regione”.

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