Il 5 ottobre il Washington Post riportava che a giorni il capo della Casa Bianca avrebbe denunciato l'accordo sul nucleare stretto il 2 aprile 2015 dai Paesi del cosiddetto "5+1" con il presidente iraniano Hassan Rohani. L'annuncio è atteso per le 12,45 ora di Washington (le 18,45 in Italia), ma la Casa Bianca ha ancora una volta anticipato tempi e contenuti. Teheran: "Rischio caos nelle relazioni internazionali". Ue: "Timori per una nuova Corea del Nord"
L’annuncio è atteso per le 12,45 ora di Washington (le 18,45 in Italia), ma la Casa Bianca ha anticipato i tempi. “E’ tempo per il mondo intero di unirsi a noi nel chiedere che il governo iraniano metta fine al suo perseguimento di morte e distruzione”, si legge in un documento fatto circolare dall’amministrazione e pubblicato dai media Usa che contiene le linee guida della nuova strategia elaborata da Donald Trump per l’Iran “in consultazione con il suo team per la sicurezza nazionale“.
Il 5 ottobre il Washington Post riportava che a giorni il presidente degli Stati Uniti avrebbe denunciato il Joint Comprehensive Plan Of Action, l’accordo sul nucleare stretto il 2 aprile 2015 dai Paesi del cosiddetto “5+1” (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti più la Germania) guidati da Barack Obama con il presidente iraniano Hassan Rohani. Ora il miliardario divenuto capo della prima potenza mondiale ha mosso un primo passo in quella direzione, in attesa del discorso di questo pomeriggio. L’amministrazione Trump “non ripeterà gli errori” di quella Obama, sottolinea la Casa Bianca nell’anticipazione della nuova strategia. La nuova politica del presidente affronterà quindi non solo il nucleare ma “la totalità delle minacce derivanti dalle attività maligne del governo iraniano e cercherà di determinare un cambiamento del comportamento del regime”.
In cosa consiste la strategia approntata dalla Casa Bianca? Si articola in 6 punti chiave. Il primo: “Neutralizzare l’influenza destabilizzante del governo iraniano e a contenere la sua aggressione, in particolare il suo supporto al terrorismo e ai militanti”. Gli Usa vogliono poi “rivitalizzare le loro tradizionali alleanze e partnership regionali come baluardo alla sovversione iraniana e ripristinare un più stabile equilibrio di potere nella regione”.
Washington lavorerà anche per “negare al regime iraniano, e specialmente al Corpo della guardia rivoluzionaria islamica (Irgc) , i fondi per le sue attività maligne, e per opporsi alle attività dell’Irgc che sottrae la ricchezza del popolo iraniano”. Come quarto punto è indicato il contrasto delle minacce agli Usa e ai suoi alleati derivanti “dai missili balistici e da altre armi asimmetriche”.
Gli Usa intendono poi “riunire la comunità internazionale per condannare le evidenti violazioni dei diritti umani dell’Irgc e la sua ingiusta detenzione di cittadini americani e di altri stranieri con accuse pretestuose”. Infine, “soprattutto negare al regime iraniano ogni via per l’arma nucleare”. Tra le attività nel mirino Usa anche il sostegno iraniano al regime siriano retto da Bashar Al Assad, l’ostilità verso Israele, la minaccia alla libertà di navigazione, in particolare nel Golfo Persico, i cyberattacchi contro Usa, Israele ed altri alleati e partner degli americani in Medio Oriente.
Immediata è arrivata la reazione di Teheran. Se gli Stati Uniti si ritireranno dall’accordo, è possibile che anche l’Iran decida di farlo. Lo ha detto il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani. “Certamente, è una possibilità”, ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti, come riporta l’agenzia di stampa russa Tass. L’eventuale ritiro di Washington dall’intesa segnerà la fine dell’accordo, ha sostenuto Larijani che si trova a San Pietroburgo dove ha incontrato il presidente della Duma Vjacheslav Volodin. Ora, è il pensiero del politico, le politiche degli Stati Uniti rischiano di provocare il caos nelle relazioni internazionali: “Sembra che abbiano iniziato movimenti che nel lungo periodo faranno venire meno l’ordine sullo scacchiere internazionale”.
“Non siamo un Paese guerrafondaio”, ma “le minacce di Trump contro l’Iran danneggeranno l’America – il commento di Esmail Ghaani, vice capo delle forze iraniane Quds, sezione dei Guardiani della rivoluzione – ne abbiamo sepolti molti” come “Trump, sappiamo come combattere l’America”.
La Cina è la prima superpotenza protagonista dell’intesa a far sentire la propria voce: “Riteniamo che questo accordo sia importante per garantire il principio di non proliferazione, la pace e la stabilità nella regione – ha detto la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, in attesa dell’annuncio di questo pomeriggio – speriamo che tutte le parti coinvolte possano continuare a preservare e ad attuare questo accordo”.
Critica anche l’Unione Europea: L’accordo “elimina non solo il rischio e il pericolo di una corsa agli armamenti nella regione, ma elimina anche il rischio di una proliferazione nucleare incontrollata, una cosa che purtroppo vediamo in Corea del Nord“, ha spiegato un alto funzionario Ue, in vista del Consiglio Affari Esteri che si terrà lunedì prossimo a Lussemburgo, che tratterà anche dell’Iran.