I fatti risalgono al 2014 quando il segretario del Carroccio visitò un campo rom di Bologna. I centri sociali arrivarono per protestare e circondarono l'auto su cui si trovava. Il conducente aumentò la velocità per fuggire. Per i magistrati lo fece per difendersi
Accelerò rischiando di investire alcuni manifestanti che stavano protestando contro l’incursione di Matteo Salvini in un campo rom. Ma quella decisione presa dall’autista del segretario della Lega, che gli sedeva accanto, era necessaria per legittima difesa. Per questo motivo la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione per il conducente dell’auto a bordo della quale Salvini si stava allontanando da via Erbosa. I fatti sono dell’8 novembre 2014 quando il segretario del Carroccio visitò il campo-nomadi storico di Bologna. La voce si diffonde e i manifestanti dei centri sociali arrivano e circondano l’auto su cui viaggiano Salvini con l’allora candidato alla presidenza della Regione Alan Fabbri e la consigliera comunale Lucia Borgonzoni. Qualche colpo alla vettura, spinte all’abitacolo. Per evitare di essere fermata, l’auto accelera e travolge due ragazzi che saltano uno sul cofano e l’altro sul tetto della macchina, senza riportare ferite. Prima che l’auto riesca ad allontanarsi, uno dei giovani dei collettivi la raggiunge e lancia un oggetto contro il vetro posteriore, mandandolo in frantumi.
Uno dei due ragazzi che hanno rischiato di essere investiti, Loris Narda, esponente del collettivo Hobo, presenta querela per le lesioni, prognosi di sette giorni. Lo stesso Narda fu a sua volta denunciato dalla polizia insieme ad altri. Nella richiesta di archiviazione per l’autista, il procuratore aggiunto Valter Giovannini stigmatizza la condotta dell’antagonista, “convinto, insieme ad altri, di avere il diritto, anzi arrogandosi il diritto, di decidere chi può o meno venire a manifestare la propria opinione nella città di Bologna”. Per questo l’autista – secondo la magistratura – agì per legittima difesa e la sua posizione dev’essere archiviata.