"Per Salerno e la sua banda è arrivato il tempo degli ascolti". L'ex conduttore de La Gabbia rivendica un 3% di media per il suo programma chiuso dopo 162 puntate dal neodirettore di rete Andrea Salerno. Ma quelli del nuovo palinsesto ne fanno meno, a partire da Zoro. Poi lo scontro si sposta su Twitter
Zoro fa meno ascolti de La Gabbia e Paragone s’arrabbia. Arriva via Facebook lo sfogo del giornalista varesino e il bersaglio è uno solo: Andrea Salerno. Il neodirettore de La7 che tre mesi fa ha cancellato il talk di Paragone e ha ideato nuovi programmi per il suo palinsesto. “Ho sempre detto che un direttore ha tutto il diritto di chiudere i programmi. Salerno ha chiuso la Gabbia. Ma i programmi che quel direttore ha aperto come stanno andando?”, si chiede Paragone dal suo profilo social. “Il suo PropagandaLive (suo perché è anche autore e in un certo senso attore) non vede il 3%; ieri ha fatto 2.4% portando La7 dietro i canali 8 e 9. Quella grandissima intuizione di Skroll ha chiuso per evidente fallimento di telespettatori (che stupidi che sono questi telespettatori che non vogliono proprio capire)”. L’ultima puntata de La Gabbia, per dire, ha fatto il 3,52% cons 595mila spettatori.
Pur ragionando a favore della sua avventura televisiva, e i suoi costanti ascolti del talk La Gabbia, chiuso da Salerno lo scorso giugno senza colpo ferire, Paragone mette paradossalmente a nudo gli irrisori dati d’ascolto dei nuovi programmai La7 voluti dall’ex delegato di produzione Fandango per la serie Gomorra. Propaganda Live, lo show informale con seggioline da sala cinematografica di Zoro del venerdì sera scende ogni settimana sempre più in basso: 567.000 spettatori con uno share del 3% per la prima puntata; 446.000 spettatori con uno share del 2.4% per la seconda in concomitanza con la partita della nazionale di calcio; infine ieri sera 473.000 spettatori con un ancora modesto share del 2.4%. La Gabbia, che però andava in onda di mercoledì, ha invece avuto uno share medio tra il 3.10% e il 3.80% per tutte le sue 162 puntate andate in onda per quattro anni su La7. Dello Skroll di Makkox le cifre sono ulteriormente impietose: solo ieri sera, 13 ottobre 2017, ha registrato 94.000 che corrisponde al lillipuziano 0,5% di share.
Insomma, le nuove idee di Andrea Salerno saranno di grande qualità, ma in termini di ascolto per ora lasciano a desiderare. Ecco allora l’affondo dell’ex direttore de La Padania, ancora fresco della conduzione del raduno del Movimento 5 Stelle a Rimini: “Tra poco comincerà l’Arena di Giletti, e sarà l’unico programma nuovo che andrà meglio degli altri. Infatti è un’idea di Cairo e non di Salerno (che non voleva altri Talk come mi aveva risposto motivando la chiusura del mio programma). Speriamo di avere torto perché sono ancora una risorsa di questa rete (nonostante il pensiero del direttore), perché lo stipendio me lo paga La7. Sono un rompiscatole ma sono riconoscente a chi mi ha mandato liberamente in prima serata. Ricordo il post di Enrico Mentana (un post smentito dai fatti) e ricordo anche le mie critiche tecniche su un palinsesto sbagliato. Purtroppo dopo la presentazione dei programmi, per Salerno e la sua banda è arrivato il tempo degli ascolti. Speriamo migliorino”.
Lo scontro a distanza si è però infittito nelle ore successive al post su Facebook con un battibecco tra Paragone e Salerno su Twitter. Il direttore di La7 lancia un tweet a commento degli ascolti di Propaganda Live di ieri sera: “Grazie a tutti, qui e lì. A venerdì prossimo”. Paragone s’infila nella conversazione: “Magari se poi restano un po’ di più qui è meglio… (Si fa per scherzare a diretto’. Siamo tutti la stessa bottega di artigiani)”. Salerno rintuzza: “Forse vuoi dire lì… :)”. Paragone ricarica: “Lì vorrebbe dire fuori di qui… Qui è La7”. Salerno sbaracca con fare professorale: “Se scrivi qui, qui è qui e lì è la tv. È sempre un problema di linguaggio. In ogni caso si fa per scherzare. :)”. E Paragone chiude il cerchio rievocando uno scontro culturale alto/basso che non si vedeva da un po’: “Mannaggia a voi intellettuali… È che noi populisti non vi capiamo mai. Meno male che potete chiudere i programmi”.