In Regione si contano almeno 2.400 famiglie con figli non udenti in età scolare. Quest'anno è partita una rivoluzione tra contratti tramite coop, elenchi degli idonei, ore lavorate e compensi. Che peggiorano le cose. L’ente nazionale sordi ha deciso di passare alle vie legali: “Sarà fatto il ricorso al Tar per vedere riconosciuto il diritto di all’assistenza"
A più di un mese dall’inizio della scuola gli studenti sordi della Lombardia sono stati abbandonati nelle loro classi senza gli assistenti alla comunicazione, un diritto sacrosanto e indispensabile per poter partecipare alle attività della scuola. L’allarme è stato lanciato dall’Ente Sordi della Lombardia, dalle famiglie e anche dalle figure degli assistenti che quest’anno si ritrovano a dover accreditarsi alle cooperative per poter lavorare tagliando ulteriori soldi ai loro miseri 9 euro lordi l’ora. Venerdì si sono incontrati alla Casa dei Diritti di via De Amicis, per ore hanno parlato delle insegnanti di sostegno che cambiano in continuazione creando disagio al bambino, di quanto sono sottopagati gli assistenti alla comunicazione ma soprattutto di quanto sta accadendo quest’anno in Lombardia.
Fino allo scorso anno gli assistenti alla comunicazione provvedevano a fare un contratto privato con la famiglia attraverso un Caf. La gestione dei fondi statali era stata demandata alla Città Metropolitana. Da settembre la Legge di Stabilità ha trasferito ogni competenza al Pirellone che ha assegnato all’Agenzia di tutela della salute (Ats), il compito di istituire un elenco di enti idonei a garantire gli interventi attraverso operatori in possesso di specifici requisiti. Il 4 agosto gli assessori all’economia Massimo Garavaglia e all’inclusione sociale Francesca Brianza hanno scritto una lettera ai genitori dei ragazzi sordi: “L’Ats ti invierà l’elenco degli operatori qualificati risultati idonei sul tuo territorio per permetterti di scegliere l’ente che seguirà tua figlia/o durante l’anno scolastico 2017/2018”.
Una rivoluzione per le famiglie ma anche per gli assistenti alla comunicazione. Mita Graziano è una di loro: “Ora siamo obbligate a passare attraverso una cooperativa profit o no. Ne consegue che percepiamo ancora meno rispetto al contratto diretto con la famiglia. Dopo la decurtazione delle tasse e l’ulteriore percentuale che si prendono la coop e tutti gli altri enti accreditati, l’assistente arriva, se è fortunata, ad avere 9 euro all’ora. Percepiamo quanto una persona che stira le camicie nonostante la nostra formazione. E poi diciamolo chiaramente: spesso queste cooperative gestiscono di tutto, dalla custodia dei palazzi, alla consegna in farmacia, alla pulizie e poi magari anche l’assistenza alla comunicazione. Ma noi avremmo bisogno di parlare con persone competenti, di avere coordinatori che sanno cos’è la lingua dei segni e la sordità”.
Altro problema: le ore assegnate ad ogni studente. “Lo scorso anno – spiega Mita Graziano – alcune famiglie di alunni sordi hanno fatto ricorso contro Città Metropolitana e il Tar ha dato loro ragione ottenendo 30 ore di copertura al posto delle otto ore la settimana che si facevano. Ora l’Ats non è intenzionata a riconoscere la copertura totale ma vuole tornare alle otto ore”. Di fatto è stato fatto un bando per gli enti che hanno esperienza di assistenza alla comunicazione. Si sono iscritte 54 strutture. L’Ats ha inviato l’elenco alle famiglie. Sono stati fatti tutti i passaggi ma i primi assistenti si cominciano a vedere solo in queste ore.
D’altro canto già lo scorso anno le 2400 famiglie milanesi con ragazzi sordi al rientro dalle vacanze di Natale si erano visti sparire dalle aule gli assistenti alla comunicazione : il servizio era stato sospeso per mancanza di risorse. Nell’incontro di venerdì genitori, l’ente nazionale sordi e gli assistenti alla comunicazione hanno deciso di passare alle vie legali: “Sarà fatto il ricorso al Tar per vedere riconosciuto il diritto di all’assistenza alla comunicazione e per chiedere il risarcimento per il ritardo del servizio”.