“Il nostro impegno con i risultati del referendum di indipendenza è totale”. Poche parole del portavoce del Govern Jordi Turull per chiarire che la Catalogna risponde al secondo ultimatum di Madrid – che scade giovedì – mantenendo l’offerta di dialogo senza cambiare sostanzialmente i termini della prima risposta ritenuta “non valida” dal governo. Ovvero quella di seguire la via dell’indipendenza. E ribalta la domanda: “Madrid vuole parlare, sì o no? – ha continuato Turull – In base alla risposta, agiremo”. Nel caso di una dichiarazione di indipendenza da parte di Barcellona, Madrid intende rispondere con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, che porta al commissariamento della regione. Il tutto succede all’indomani dell’arresto “per sedizione dei cosiddetti “due Jordi”, i leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Per loro oggi, a mezzogiorno e poi in serata, la Catalogna si è fermata in segno di protesta.

E oltre al governo centrale, anche la Corte Costituzionale assesta un altro colpo alle istanze secessioniste, dichiarando nulla e incostituzionale la legge del referendum approvata dal parlamento catalano per convocare la consultazione elettorale dello scorso primo ottobre. Secondo i giudici, la legge invade competenze statali e lede “tra gli altri principi costituzionali, la supremazia della Costituzione, la sovranità nazionale e l’indissolubile unità della nazione spagnola”, si legge in un comunicato. Il ‘Parlament’ di Barcellona aveva approvato la legge il 6 settembre nel corso di una turbolenta sessione durante la quale i deputati contrari al governo indipendentista avevano abbandonato l’aula in segno di protesta. Il governo centrale di Mariano Rajoy aveva immediatamente presentato ricorso contro la legge, sospesa il 7 settembre dalla Corte costituzionale in via cautelare, così come la convocazione del referendum firmata dal capo dell’esecutivo catalano, Carles Puigdemont. E adesso che i giudici hanno accolto il ricorso di Madrid, la legge viene privata in via definitiva di qualunque legittimità.

La protesta della CatalognaLibertat!” è il grido che è risuonato oggi nelle città catalane, dove manifestanti si sono radunati davanti ai municipi e ai luoghi di lavoro per chiedere il rilascio dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart arrestati ieri. A Barcellona in serata in 200mila hanno partecipato alla concentrazione. Tra la folla anche il president Carles Puigdemont. Il governo catalano ha condannato gli arresti definendoli “una vergogna democratica“, mentre il presidente della coalizione Junts Pel Si, che appoggia Puigdemont, Luis Corominas, ha detto che “la Spagna ha detenuti politici” e per questo “non è una democrazia”.

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