Flaminio de Castelmur per @SpazioEconomia
I periodi attuali di borsa e dei mercati finanziari, aumentano l’interesse per gli investimenti alternativi, soprattutto perché gli operatori si interessano a ogni prodotto che possa offrire rendimenti interessanti. Con i mercati azionari volatili, alcuni dei quali vicini ai massimi come quello americano e i tassi di interesse vicini ai minimi storici, i rendimenti attesi sono molto bassi. Gli investitori sono quindi alla ricerca di nuove fonti di rendimento rispetto alle asset class tradizionali.
Questo obiettivo viene così perseguito attraverso l’investimento in nuove forme tecniche che presentano una scarsa correlazione con l’andamento degli indici azionari e obbligazionari. Sono strumenti alternativi selezionati per rispondere a un duplice scopo: ottimizzare il rapporto rischio/rendimento, conservare una bassa correlazione con gli investimenti tradizionali, cercando di ottenere rendimenti positivi indipendentemente dall’andamento dei mercati.
Sotto l’etichetta “alternativi”, in realtà rientra una molteplicità di investimenti per i quali non esiste una definizione univoca e che scontano premi per il rischio elevati e, molto spesso, un premio per l’illiquidità.
Gli investimenti alternativi comprendono venture capital, private equity, hedge fund, fondi comuni di investimento immobiliare, materie prime così come beni reali, ad esempio i metalli preziosi, le monete rare, il vino e l’arte. Tali attività di solito hanno una bassa correlazione con azioni e obbligazioni, possono essere difficili da valutare, e sono generalmente meno liquidi rispetto agli investimenti tradizionali.
Questa definizione inoltre è attribuita riferendosi all’approccio di gestione adoperato da alcune tipologie di prodotti del risparmio gestito come i fondi alternativi che si basano su strategie che prevedono un forte ricorso ai derivati e la possibilità di assumere posizioni in vendita.
Parlando di investimento alternativo vorremmo focalizzare ora l’attenzione sul mercato dell’arte. Nel quale effettivamente si possono fare ottimi affari, poiché la qualità e la rarità sono costantemente premiate dal mercato. Nel grafico sottostante sono rappresentati gli andamenti dei diversi indici. Dal grafico si capisce che gli unici 2 indici che hanno avuto una crescita negativa nel tempo sono 19th Century index e Old masters index, invece tutti gli altri hanno avuto una crescita positiva.
Il livello di spesa per entrare nel mercato può essere elevato, nel caso di artisti affermati, o meno costoso per i meno quotati. Il rischio nel secondo caso è di investire senza vedere alcun ritorno in un tempo ragionevole.
Più sicuro è il mercato dei vini d’annata. Gli investitori in vini pregiati possono aspettarsi un ritorno costante tra il sei e il 15 per cento ogni anno nel lungo periodo. I prezzi di alcune annate e di vini pregiati, in generale, variano di anno in anno, ma le quotazioni di quelli più ricercati tendono ad aumentare mano a mano che la fornitura tende a scarseggiare.
Anche con alcuni tra i vini più costosi, si dovrà investire grandi quantità di denaro e di vino per avere un guadagno considerevole. Inoltre, il vino deve essere conservato in un ambiente a temperatura controllata per mantenerlo in condizioni ottimali.
Per quanto riguarda gli oggetti da collezione, le opzioni sono svariate: si va dai tradizionali francobolli ai fumetti d’epoca: solo che non è da tutti trovare un primo numero di Superman o del nostrano Tex, che oggi sono quotati decine di migliaia di euro.
Acquistare monete vuol dire scegliere tra due tipi di conio da investimento: quelle in metallo prezioso coniate dai governi nazionali, come l’American gold eagle o il Krugerrand sudafricano. Queste monete non sono da collezione, perché non derivano il loro valore dalla scarsità, bensì dal valore del metallo con cui sono coniate. Le seconde invece sono quelle da collezione, o numismatiche. Sono valutate non per il peso dei metalli preziosi, ma per la loro scarsità. Nel mercato delle monete, quelle più rare tendono a fornire enormi ritorni (anche fino al 100 per cento in un anno), dunque sono un eccellente investimento alternativo e sicuro.
Ma è veramente l’arte il bene che garantisce il rendimento maggiore? Stando ai dati del Knight Frank Luxury Index che traccia l’andamento di tutti i beni collezionabili, sembrerebbe di no. A guidare la classifica ci sarebbero, infatti, le auto d’epoca, in grado di rendere il 25% in 12 mesi, il 111% in 5 anni e addirittura il 469% in 10. L’arte, quanto va bene, arriva seconda e solo per investimenti almeno a 10 anni (226%).
Le performance dell’arte come asset alternativo, parlano chiaro: se si vuole investire in opere d’arte si deve avere la pazienza di attendere almeno un decennio per avere un rendimento serio: 226%. Sul medio periodo (5 anni) il ritorno, infatti, è già drasticamente minore (17%), per non parlare del breve termine: in 12 mesi il ritorno su un investimento in arte è di circa il 6%.