Ho pensato a lungo prima di scrivere questo post. Pur essendo una ribelle, andare contro il mainstream “le donne sono tutte vittime, gli uomini tutti porci” mi sembrava inutile. Questa visione manichea dell’umanità però è veramente intollerabile. Ci ho pensato e, sfidando l’idea che potrebbe essere un corpo a corpo con femministe e femministi, credo di aver il diritto di dire quanto sia vacua questa sequela di racconti con i due hashtag #metoo #quellavoltache. Questa campagna social è mortificante sotto tanti punti di vista: anche perché sono pochi gli uomini che rispondono con #Ihave.

Di fatto ogni donna, probabilmente, potrebbe scrivere un instant book sull’argomento, me compresa: molestie, illazioni, aggressioni verbali, stalking, minacce, vendette et alia. Ma tutto questo tracimare di episodi lacrimevoli non fa altro che avvilire i gentiluomini, che pur esistono, e provocare una risata in tutti gli altri. Molti dei quali hanno gioco facile a dire male di quelle donne che esibiscono e usano il loro corpo per fare carriera: ci sono, e non evitiamo l’ipocrisia, sono una minoranza forte. I predatori invece restano nella loro pelle e nella loro condizione, ebeti e impermeabili a qualunque campagna social, a qualsiasi denuncia o presunto stigma sociale. Bisogna benedire i giornalisti del New York Times che ormai, a distanza di giorni dall’aver pubblicato l’inchiesta su Harvey Weinstein, continuano a rimanere sul pezzo facendo informazione.

L’unica cosa davvero utile che noi donne possiamo fare è educare i nostri figli e le nostre figlie. I primi al rispetto, alla gentilezza, all’onestà, le secondo alla forza, alla reazione, alla difesa e a non soccombere a paura e vergogna. Sarà molto più impegnativo che scrivere un post accompagnato da un hashtag, ma sarà più utile e produttivo. Ci vorrà più tempo soprattutto. E forse non sarà in futuro non sarà necessario dire No con forza, non capiterà di dover tirare un ceffone, non succederà di dover schivare un bacio o una carezza indesiderati. O anche peggio.

Intanto ilFattoQuotidiano.it lancerà un appello a donne e uomini per raccontare le storie di tutti e costruire un’inchiesta sui luoghi di lavoro “Ti racconto la mia”. E anche questo speriamo servirà.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Casapound mi invita, io ‘me ne frego’ e non ci vado

next
Articolo Successivo

Editoria, chiude il settimanale Tempi: sarà solo online. “Facciamo un passo indietro per ragioni economiche”

next