Insomma, ci risiamo. Anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, è indagata dalla magistratura. Nel giro di un anno, molti degli amministratori delle grandi città governate dal Movimento 5stelle hanno problemi giudiziari. Il reato per il quale sono indagati la sindaca, l’assessore al Bilancio e il capo di Gabinetto è falso in atto pubblico.
Un reato grave, più grave del reato di abuso d’ufficio. E’ bene sottolinearlo, onde evitare che Rocco Casalino fornisca istruzioni inesatte ai parlamentari 5Stelle. I fatti contestati alla Appendino sono gravi e circostanziati. Sarà l’eventuale processo a stabilire la verità sulla vicenda, ma quello che qui occorre mettere in luce è un aspetto che sta emergendo con forza: il problema degli amministratori grillini con la realtà.
Per lo stesso tipo di reato anche la Raggi ha dei gravi problemi. Da poco, infatti, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico. Non basta, anche i parlamentari 5Stelle e consiglieri regionali siciliani sono già stati rinviati a giudizio per le firme false presentate per le elezioni amministrative di Palermo del 2012. Vale la pena ricordare poi il sindaco Patrizio Cinque di Bagheria, indagato per rivelazione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio e turbativa d’asta. E anche il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, risulta indagato per abuso d’ufficio e ci auguriamo che non abbia problemi giudiziari per la scorsa alluvione.
Insomma un quadro ampio e chiaro dove si spera che tutti escano penalmente puliti. Da ricordare sempre che ogni cittadino è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Quello che bisogna evidenziare, però, è la tipologia di reato per i quali i grillini stanno avendo problemi giudiziari. Si tratta, infatti, per lo più di reati contro la pubblica fede. Reati gravi per chi assume il ruolo di amministratore pubblico.
Fatti che devono essere considerati plurioffensivi, perché chiunque realizzi una condotta falsa, normalmente, oltre a offendere la fede pubblica, agisce per uno scopo ulteriore che si eleva a vero obiettivo dell’attività criminosa nel caso concreto, denotando la ratio dell’incriminazione. Usando le parole dell’Antolisei, “il falso è una specie della frode e (…) la frode, al pari della violenza e della minaccia, non è che una modalità dell’azione (e, se si vuole, un mezzo) per offendere determinati interessi”.
Lasciamo, in questo caso, il vecchio criterio grillino per cui, inizialmente, a ogni indagine corrispondeva l’obbligo di dimissioni da parte del politico indagato e discutiamo su quello che sta accadendo. Il Movimento 5stelle, ad oggi, ha i suoi maggiori sindaci, alcuni parlamentari, alcuni consiglieri regionali, assessori e portaborse indagati o imputati per gravi reati.
Il commento di Di Maio “Siamo sotto attacco del sistema” a questi fatti ricorda subito le difese berlusconiane, le famose toghe rosse, giustizia ad orologeria, ecc. Le stesse cose che i berlusconiani dicevano in difesa del loro capo. Poi, però, quando accadono a un politico del Pd le stesse cose, gli stessi fatti, la stessa stampa e la stessa magistratura diventa magicamente da idolatrare. Ed è questo che proprio non va bene e deve finire una volta per sempre.
Perché a questo punto ci si chiede qual è l’esempio di amministrazione grillina da seguire? Quella di Roma? Quella di Bagheria? Quella dei parlamentari rinviati a giudizio per firme false? Quella di Torino o di Livorno? O su quali basi dovrebbe essere valutato Di Maio? Sulla sua professione? Quale? Insomma, la verità, al di là delle solite risposte e giustificazioni ossessivamente ripetute, è una sola: i grillini hanno un grave problema con la realtà.
E lo denota, oltre a quelle che considero bufale riportate sul blog di Grillo, il tipo di reato che per la maggiore vede coinvolti gli amministratori 5Stelle. Il falso. Si spera che ciò non sia frutto di un lavaggio di cervello fatto negli anni dal blog di Grillo e Casaleggio. Perché le coincidenze e il modus operandi dei grillini sta diventando francamente imbarazzante e ben visibile.
Forse si pensava che amministrare la cosa pubblica fosse semplicemente giocare con un blog virtuale e che per risolvere i problemi bastasse falsificare firme, bilanci e atti pubblici. Ma così non è. E i falsari, come i bari di professione, prima o poi vengono scoperti.
Per le responsabilità penali aspetteremo le sentenze, ma per la moralità si spera sia la volta buona.
Anticipo le critiche: “E ma il Pd…”.