Secondo il rapporto Italiani nel Mondo 2017, a cura della Fondazione Migrantes, aumenta drammaticamente il flusso degli italiani che decidono di andare via. Più della metà di quelli che vanno sono meridionali. Solo nel 2016, l’esodo ha coinvolto 124mila persone e per circa il 40% si è trattato di giovani di età compresa tra 18 e 35 anni. [Qui il testo]
Questo scenario è il frutto di un contesto sfavorevole ma soprattutto delle scelte attuate finora. Se il Mezzogiorno, come scrive giustamente Nando Dalla Chiesa, presenta “un’asfissiante carenza di opportunità in ogni settore: economico, civile, politico, sociale”, è ben prevedibile che i giovani, soprattutto quelli più talentuosi, altro non possano fare se non andare via.
I dati Eurostat dimostrano un’impressionante sovrapposizione di dati inerenti Pil pro capite rispetto alla media europea (Figura 1), tasso di disoccupazione (Figura 2) e investimenti in ricerca e sviluppo (Figura 3).
Figura 1 – Reddito interno lordo pro capite riferito alla media del Pil dell’Europa a 28 paesi (Fonte: Eurostat – dati riferiti al 2015)
Figura 2 – Tasso di disoccupazione per la popolazione di età compresa tra 15 e 74 anni (Fonte Eurostat – Dati riferiti al 2016)
Figura 3 – Intensità degli investimenti in Ricerca & Sviluppo in proporzione percentuale al Reddito Interno Lordo. (Fonte Eurostat – Dati riferiti al 2014)
In tutti i casi, come si vede, il Mezzogiorno presenta una particolare criticità e, in particolare, reddito e disoccupazione presentano un accentuato divario tra Sud e Centro-Nord. Nel caso degli investimenti in Ricerca e Sviluppo, inoltre, il nostro paese offre uno scenario di grave ritardo rispetto ai principali partner europei.
In un articolo scritto insieme a Guglielmo Forges Davanzati, che sarà pubblicato sui prossimi due numeri della rivista Nuovi Orientamenti, diretta da Raffaele Macina, ipotizziamo un possibile intervento straordinario in cui risorse idonee vengano messe a disposizione per la creazione di pmi innovative con il tutoraggio di università ed enti di ricerca che mettano a disposizione know-how e titolarità di brevetti già disponibili su attività compatibili con istanze e competenze già presenti sul territorio. Il tutto con una programmazione di ampio respiro a controllo ministeriale. Sarebbe un modo per impiegare strategicamente delle risorse in modo da aggredire più criticità con un unico intervento (università, disoccupazione, emigrazione di competenze, bassi investimenti in R&D).
Tante sono le tecnologie già pronte per essere messe a sistema e tuttavia prive di uno scenario di sviluppo industriale. Molte di esse sono state sviluppate in laboratori e università ma attendono un favorevole scenario di sviluppo industriale. Innescare un dialogo concreto tra università e territorio partendo proprio da risorse e competenze già presenti ma non opportunamente valorizzate potrebbe essere un modo per offrire al Mezzogiorno, contemporaneamente, più vantaggi:
– Si tratterebbe di risorse per favore la creazione di pmi innovative sul territorio con una progettazione di ampio respiro, estranee al piccolo cabotaggio politico della programmazione regionale;
– Si potrebbe innescare la proliferazione di imprese innovative che impieghino laureati e personale specializzato dotato di competenze già formate e presenti sul territorio o desiderosi di rientrarvi;
– Creare filiere delle tecnologie smart o delle rinnovabili, completamente chiuse nel territorio, impiegando titolarità di proprietà intellettuali già presenti, a titolo di esempio;
– Le pmi, più della grande industria, sono compatibili con il substrato produttivo del Mezzogiorno e meno risentono del divario infrastrutturale e di altre criticità.
– Si potrebbe evitare in questo modo di condannare il sud a un destino di attività a bassa intensità tecnologica;
– Si potrebbe efficacemente favorire il dialogo tra mondo produttivo e università sotto il segno dell’innovazione e della valorizzazione delle competenze, già in molti casi attivo ma non in modo capillare e continuativo;
– Incrementare le risorse da destinare al settore Ricerca e Sviluppo che, in tutto il mondo, traina lo sviluppo dei paesi.