Il tribunale aveva stabilito che il blocco si ferma a quanto trovato al momento dell’esecuzione del provvedimento ovvero 2 milioni di euro e il pm Paola Calleri aveva deciso di impugnare la decisione
C’è un nuovo capitolo nel braccio di ferro tra procura e tribunale sul sequestro (poi bloccato) dei soldi sui conti della Lega deciso in esecuzione della sentenza che lo scorso 24 luglio ha visto l’ex segretario Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito condannati per truffa. Il Riesame ha dichiarato inammissibile l’appello presentato dalla procura di Genova contro la decisione del tribunale genovese.
Il pm Paola Calleri aveva deciso di impugnare la decisione dei giudici di fermare il sequestro al denaro trovato sui conti in tutta Italia per fare chiarezza, in maniera definitiva, sulla vicenda e su casi analoghi che potrebbero verificarsi in futuro. L’orientamento giurisprudenziale, a oggi, è sempre stato quello di continuare a sequestrare somme di denaro alle persone giuridiche beneficiarie del frutto del reato commesso da un altro soggetto fino al raggiungimento di quanto previsto dalle sentenze.
Nei giorni scorsi, invece, il tribunale genovese ha invertito la tendenza stabilendo che il blocco si ferma a quanto trovato al momento dell’esecuzione del provvedimento ovvero 2 milioni di euro. I sequestri erano scattati a settembre quando la Guardia di finanza aveva bloccato il denaro nei conti sparsi in tutta Italia. Era stata la stessa Procura a chiederlo dopo che il tribunale, a luglio, aveva disposto la confisca di quasi 49 milioni di euro in seguito alla condanna di Bossi e Belsito e dei tre ex revisori contabili.