Le larghe intese basteranno oppure no? Almeno con le alleanze spurie decise dopo il voto (non proprio il massimo della vita), il Rosatellum potrà dare una maggioranza che possa sostenere un governo ed eviti il blocco “alla spagnola”? Molte elaborazioni basate sulla media dei sondaggi di queste settimane – che danno da istituto a istituto risultati molto simili tra loro – dicono che anche se si unissero Pd, Forza Italia e Alternativa Popolare nel prossimo Parlamento un governo di grande coalizione non sarebbe possibile. Il primo a dirlo è stato il Corriere con dati Ipsos, ma oggi lo conferma per esempio Tecnè per Matrix. Ma non è di questo parere l’Istituto Cattaneo che, a sorpresa, in uno studio commissionato da Open Gate Italia, per la prima volta dimostra che alla Camera, nella prossima legislatura, con il nuovo sistema elettorale, una maggioranza potrebbe esistere. Proprio con quello che tutti chiamano “inciucio“: Renzi, Berlusconi, Alfano. Una maggioranza risicata (intorno ai 320 deputati alla Camera), ma sufficiente a far partire un governo – chiamiamolo così – di unità nazionale.
I sondaggi: M5s primo. Anzi no, è il Pd
Partiamo dai dati-base, cioè dai sondaggi più recenti della settimana. Per Tecnè – istituto di sondaggi che pubblica con Matrix di Canale 5 – la situazione è praticamente ingessata da un mese, visto che ci sono variazioni di due-tre decimali su un margine d’errore del 3 per cento. Il Pd è di poco avanti, poco sopra il 26, seguito a breve distanza dal M5s. Poi Forza Italia al 16 e la Lega Nord al 15,5, entrambi in crescita, e Fratelli d’Italia poco sopra il 5. Mdp è al 3,6 e i suoi alleati di Sinistra Italiana poco oltre il 2, dove si attesta anche Alternativa Popolare.
Secondo Emg per il TgLa7, invece, lo scenario è analogo solo in apparenza. La prima differenza sostanziale è che qui il primo partito è il Movimento Cinque Stelle, di 8 decimi davanti al Pd. Entrambe le forze politiche, ad ogni modo, sono tra il 27 e il 28 per cento. A seguire c’è la Lega Nord che in questo caso sfiora il 15 e stacca di parecchio Forza Italia. I Fratelli d’Italia sono stabili al 5. Ma in modo significativo ad oggi resterebbero fuori dallo sbarramento Alternativa Popolare, Mdp, Sinistra Italiana e Campo Progressista.
Ma nel Rosatellum la performance di ogni partito ha un’importanza quasi equivalente con quella delle coalizioni. In questo quadro è innegabile da settimane che quella più forte sia quella del centrodestra. Ma per avere una maggioranza in Parlamento servirebbe una quota percentuale di almeno il 38-40 per cento dei voti. E il centrodestra, come calcola Emg di Fabrizio Masia, non supera il 33,8. Il centrosinistra, a sorpresa, non è così lontano, al 32,5. Ma tutto questo non conta perché nessuna delle due coalizioni “classiche” (che classiche non sono perché nel centrosinistra ci sarebbero forze come Alfano e Tosi e non i bersaniani). I Cinquestelle, ovviamente, restano fuori da questi ragionamenti per la loro coerenza nel rifiutare alleanza pre e post-voto.
Per Tecnè no, una maggioranza è impossibile
Ulteriore chiarezza arriva dall’elaborazione dei dati effettuata da Tecnè che rispetto a Emg sopravvaluta un po’ il centrodestra (36 per cento) e ridimensiona il centrosinistra (nel senso di Pd-Ap, che superano di poco il 28). Con quei dati il Rosatellum assegnerebbe 264 seggi al centrodestra: 115 a Forza Italia, 112 alla Lega Nord, 37 a Fratelli d’Italia. Il centrosinistra nuovo formato conquisterebbe 176 seggi (172 al Pd e 4 ad Ap). Ai Cinquestelle andrebbero 169 deputati, mentre all’area di sinistra 17. I restanti ad altre formazioni più piccole, comprese quelle regionali. Come si vede sono tutti lontani dalla maggioranza assoluta di Montecitorio. E allora prendiamo i partiti che potrebbero riformare un governo di larghe intese: Pd, Fi, Ap. Tuttavia, insieme, questi tre non vanno oltre 291 seggi ai quali si possono aggiungere un po’ di partitini e transfughi ma che sono sempre molto lontani dai 316 necessari.
Per l’istituto Cattaneo sì, l’inciucio è possibile
Non è di questa idea, però, l’istituto Cattaneo che si basa su alcune simulazioni dei ricercatori Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati per OpenGate Italia pubblicate da Repubblica. In base ai sondaggi di queste settimane, secondo il Cattaneo, chi guadagnerebbe dal Rosatellum sarebbe il Pd (19 seggi in più di quelli che gli spetterebbero con il Consultellum, cioè con l’Italicum rivisto), chi ci perderebbe sarebbe proprio il M5s (meno 24 seggi). Un travaso di voti che si riprodurrebbe – pari pari – anche sulle coalizioni (nel senso che il centrosinistra passerebbe da 218 a 239 deputati). In tutto questo il centrodestra resta intatto dal Consultellum al Rosatellum visto che passa da 206 a 209 seggi. Il punto importante qui, però, è che Pd, Fi e Ap insieme metterebbero insieme 313 deputati che insieme ai gruppi delle Autonomie e qualche altro “volenteroso” potrebbero voler dire maggioranza.