Via libera da parte del Senato disegno di legge in materia di segnalazioni di reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato, il cosiddetto whistleblowing. I sì sono stati 142, 61 no e 32 astenuti. In dichiarazione di voto si sono detti favorevoli Pd, M5s, Misto, Ap; la Lega ha annunciato l’astensione; i voti contrari sono stati delle varie anime del centrodestra a Palazzo Madama: Gal, Ala e Forza Italia. Il provvedimento ora passa alla Camera.

“Se pure perfettibile” questa legge, secondo Giorgio Pagliari – intervenuto in Aula per il Pd – può “contribuire a moralizzare la vita sociale, prima ancora della vita pubblica. E’ un provvedimento che disciplina un ambito complesso e i cui impatti andranno dunque monitorati, per meglio calibrare in prospettiva la disciplina”. Secondo Pagliari, in ogni caso, “anche il denunciato viene garantito, laddove si prevedono sanzioni per il denunciante che si avvale in senso strumentale degli strumenti previsti. In un Paese in cui la corruzione ha un impatto negativo sul Pil, oltre che sull’immagine all’estero, un testo come questo può contribuire al miglioramento della qualità complessiva della vita sociale ed economica”.

“Voteremo convintamente in favore di questa legge” aveva annunciato in Aula Vito Crimi a nome dei Cinquestelle. Crimi si è rivolto al presidente Piero Grasso perché si faccia da garante affinché “alla Camera non si affossata questa legge” e non sia usata “come merce di scambio“. “Ci auguriamo – sottolinea Crimi – che questa approvazione non sia solo una foglia di fico per fini elettorali ma che tutti si mettano di impegno alla Camera per fugare ogni dubbio che questa legge non sia il prezzo da pagare perché qualcuno possa votare la legge elettorale”.

Contro la misura anti-corruzione i verdiniani di Ala. La legge, secondo Riccardo Mazzoni che ha pronunciato la dichiarazione di voto a nome del gruppo, “nasce dall’illusione che, incentivando la delazione, si possa migliorare l’etica pubblica, ma la delazione è di per sé una manifestazione di scarsa eticità. Voteremo contro l’ennesimo provvedimento che contribuirà a fare passare alla storia questa legislatura come quella che ha introdotto nel nostro ordinamento le fattispecie di reato più vaghe e quindi più pericolose e illiberali”.

Si dice soddisfatta la comunità anti-corruzione di “Riparte il futuro“: “Dopo oltre 600 giorni di stallo” dicono dall’associazione, arriva “un importante passo avanti nella prevenzione della corruzione in Italia” grazie a “un fondamentale strumento – dice Federico Anghelé – per contrastare la corruzione sul posto di lavoro che, nei Paesi dove l’istituto giuridico è già presente da tempo (Usa, Gran Bretagna, Irlanda, Canada e di recente anche la Francia), ha permesso di scoprire frodi, illeciti di ogni sorta e malfunzionamenti aiutando a recuperare molto denaro pubblico”.

Cosa prevede la legge
La legge prevede in sostanza la tutela dell’identità e la protezione contro eventuali ritorsione sul lavoro e atti discriminatori per chi segnala reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato. Il provvedimento ha due soli articoli e prevede che il dipendente, pubblico o privato, che segnala all’Autorità nazionale anticorruzione (l’Anac guidata da Raffaele Cantone), o denuncia all’autorità giudiziaria condotte illecite, di cui è venuto a conoscenza grazie al proprio rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa che potrebbe avere effetti negativi. Inoltre non hanno nessun valore eventuali atti discriminatori o ritorsivi adottati dal datore di lavoro. L’identità del segnalante non può essere rivelata. Mentre spetta al datore di lavoro dimostrare che le misure discriminatorie sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione.

Il sostegno di Grasso
A favore della legge, nei giorni scorsi, si era espresso anche lo stesso presidente Grasso: “È insopportabile accettare che chi denuncia un illecito sia isolato, deriso, ostacolato” aveva detto partecipando alla presentazione del libro Il disobbediente di Andrea Franzoso che racconta “la storia di una persona che ha scelto di fare la cosa giusta, anche a costo di subire intollerabili conseguenze”. “Da molto tempo – aveva aggiunto Grasso – ho rappresentato l’urgenza di approvare le norme che tutelano i lavoratori che denunciano episodi corruttivi: in questo modo non solo si tuteleranno loro ma l’intera collettività, perché spezzare le catene corruttive fa risparmiare risorse, e molte, al bilancio del Stato, risorse che potrebbero essere meglio utilizzate per garantire servizi ai cittadini”.

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