Nella lettera pubblicata dal Sole 24 Ore si legge che è "pericoloso il tentativo di politicizzare le nomine ai vertici di una istituzione la cui indipendenza è indispensabile all’esercizio della vigilanza sul sistema bancario italiano". Le richieste dei dem giudicate "lesive dei poteri di proposta e nomina che la legge riserva all’autonomia del presidente Consiglio e del presidente della Repubblica"
A tre giorni dalla mozione dem contro il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, 46 economisti hanno sottoscritto un appello per chiedere “un passo indietro della politica” sul tema della nomina del nuovo numero uno di via Nazionale. Tra loro l’ex presidente delle Fs Marcello Messori, il docente della Statale Giorgio Barba Navaretti, il professore della Bocconi Fabrizio Onida, l’esperto di diritto bancario Marco Onado, Nicola Rossi e Gianni Toniolo.
“I sottoscritti chiedono al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio dei ministri di non assecondare l’irrituale mozione di alcuni gruppi parlamentari orientata ad ‘aprire una nuova fase‘ in Banca d’Italia che a loro dire si realizzerebbe negando la conferma del Governatore Visco’”, si legge, e “ritengono che siffatte irrituali richieste siano lesive dei poteri di proposta e di nomina che la legge riserva all’autonomia del presidente Consiglio e del presidente della Repubblica; valutano pericoloso il tentativo di politicizzare le nomine ai vertici di una istituzione la cui indipendenza tecnica e operativa, garantita anche dall’appartenenza al Sistema delle banche centrali europee, è indispensabile all’esercizio della vigilanza sul sistema bancario italiano e alla partecipazione della Banca d’Italia alle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea“.
Gli economisti ritengono che la mozione approvata dalla Camera ‘produca un pericoloso, ingiustificato e inutile danno alla reputazione internazionale della Banca d’Italia e dell’intero paese; reputano quantomeno infondata, sul piano fattuale di teoria economica, l’opinione di chi cerca di attribuire ogni responsabilità alla Banca d’Italia per la mala gestione e il fallimento di alcuni istituti di credito”.