Nella mattinata di sabato 21 ottobre il governo spagnolo deciderà l'attivazione dell’articolo 155 che permette il commissariamento del Govern catalano. Che risponderà probabilmente mercoledì, dichiarando la Repubblica indipendente di Catalogna
Poche ore e poi per la Catalogna scatterà l’ora della verità. Nella mattinata di sabato 21 ottobre il governo spagnolo deciderà l’attivazione dell’articolo 155 che permette il commissariamento del Govern di Barcellona. Che risponderà probabilmente mercoledì, dichiarando la Repubblica indipendente di Catalogna. In serata re Felipe VI, parlando ad Oviedo, ha bollato come “inaccettabile” il “tentativo di secessione” catalano, affermando che la Catalogna “è, e sarà, una parte essenziale della Spagna”. La Spagna, ha assicurato il monarca, “farà fronte all’inaccettabile tentativo di secessione di una parte del suo territorio nazionale e lo risolverà con le sue legittime istituzioni democratiche, nel rispetto della Costituzione e dei valori e principi della democrazia parlamentare”.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha confermato oggi di aver concordato le misure di commissariamento che saranno varate domani dal governo con i due partiti unionisti che appoggiano la sua strategia catalana, Psoe e Ciudadanos. Carmen Calvo, capo negoziatrice per il Psoe, ha spiegato che Madrid prenderà il controllo fra l’altro dei Mossos, la polizia catalana, dei media pubblici Tv3 e Catalunya Radio, un’ipotesi che suscita molte proteste, oltre che dei conti della Generalità e delle competenze del president Carlos Puigdemont. C’è accordo inoltre per usare il 155 per sciogliere il Parlament e andare alle urne in gennaio. I socialisti, duramente criticati da sinistra da Podemos per l’appoggio a Rajoy, premono perché il 155 sia usato nella forma più leggera e breve possibile, e perché non si ripetano le scene di violenza sui civili ai seggi del primo ottobre che hanno scioccato l’opinione pubblica internazionale.
Rajoy oggi a Bruxelles – dove come previsto ha incassato l’appoggio degli altri leader Ue – ha detto che l’art.155 “non suppone l’uso della forza”. Ma non è scontato che sia così. E, in serata, intervenendo ad Oviedo alla presenza del re di Spagna, il presidente del parlamento Ue Antonio Tajani ha dichiarato: “Quando alcuni seminano la discordia ignorando deliberatamente le leggi è necessario ricordare l’importanza del rispetto dello stato di diritto”. La forza dell’Europa e “il suo potere morbido” sono “fondati sul diritto”, commenta il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, mentre il presidente del consiglio europeo Donald Tusk ha rilevato che “la legge deve essere rispettata da tutti coloro che partecipano alla vita pubblica”. Il pacchetto 155 sarà trasmesso domani dal governo al Senato, che lo affiderà ad una commissione che inviterà Puigdemont a spiegarsi. Il via libera definitivo – il 27 o il 30 ottobre – è scontato, perché il Pp di Rajoy ha la maggioranza assoluta nella Camera alta.
Le organizzazioni della società civile indipendentista catalana annunciano opposizione “pacifica e gandhiana“. Una prima grande manifestazione è convocata domani. La Cup, la sinistra del fronte secessionista, propone uno sciopero generale. Anc e Omnium, i cui leader sono in prigione da lunedì per ordine di un giudice spagnolo, preparano anche misure di disturbo ispirate dagli indignados del 2011. Oggi la prima: migliaia di catalani hanno ritirato ai bancomat 155 euro (come il famigerato articolo) per dare alle banche un assaggio del loro “potere di consumatori”. Le code davanti agli istituti di credito hanno confermato il successo di questa prima mossa. Ma la risposta più spettacolare a breve dovrebbe essere la proclamazione della Repubblica, forse mercoledì, in una seduta di politica generale nel parlamento di Barcellona, da parte del presidente Puigdemont o con un voto dell’assemblea. Non è chiaro se prima, o dopo, Puigdemont convocherà elezioni costituenti ma con la legge elettorale spagnola, che potrebbero frenare l’attivazione del 155.
Rajoy e il leader Psoe Pedro Sanchez preferirebbero fosse Puigdemont a convocare anticipatamente le elezioni. In base allo statuto della Catalogna solo lui ha la facoltà di sciogliere il parlamento. I costituzionalisti non sono convinti che il 155 consenta di farlo. E l’ipotesi di andare al voto per cercare di fermare il commissariamento ora è considerata da una parte del fronte indipendentista. La stampa catalana vede in un ritorno alle urne un’ipotesi di uscita dall’impasse istituzionale. “Elecciones o elecciones!”, titola La Vanguardia, che invita Rajoy e Puigdemont finalmente a parlarsi. “Per una via o per l’altra alla fine arriveremo ad elezioni, è ovvio che una sarebbe più catastrofica dell’altra. Forse è arrivato il momento di lasciare da parte gli scambi di ultimatum e sollevare il telefono”.