Qualche anno fa Julia Roberts vestiva i panni di Erin Brockovich, nel film tratto da una storia vera di inquinamento da cromo nell’acqua potabile nella cittadina di Hinkley, in California. Grazie alla sua straordinaria tenacia e alla sua forza, Erin Brockovich è diventata un’icona del nostro tempo.
Molte altre persone, anche grazie a tale esempio, ogni giorno vestono i panni di Erin, combattendo battaglie da “Davide contro Golia”. È il caso di Robert Bilott, avvocato americano recentemente insignito del premio “Right Livelihood” (una sorta di Nobel per i diritti civili), che per anni si è battuto contro il gigante chimico DuPont, nel primo grande caso inquinamento da Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) nell’acqua potabile. Una vicenda molto simile a quanto sta accadendo in parte del Veneto e che interessa più di 350mila cittadini.
Quando lo scorso marzo Greenpeace ha lanciato la campagna “STOP PFAS” proprio in Veneto, l’obiettivo era molto chiaro: spingere la Regione ad abbassare i livelli consentiti di queste sostanze nell’acqua potabile e individuare e fermare tutte le fonti di inquinamento. Oggi possiamo dire che una prima vittoria è stata raggiunta.
Infatti, con la delibera N.1590 del 3 ottobre, la Regione Veneto ha abbassato drasticamente i limiti di Pfas nell’acqua potabile. Seppur arrivato con enorme ritardo e ulteriormente migliorabile, questo provvedimento ha rappresentato un primo passo concreto nella giusta direzione. Inoltre, nei giorni immediatamente successivi, la stessa Regione ha potenziato i sistemi di abbattimento di questi inquinanti nell’acqua potabile dei 21 Comuni della zona rossa, quella maggiormente colpita, raggiungendo così valori di Pfas prossimi allo zero.
Contrariamente a quanto fatto in passato – Greenpeace aveva dovuto fare ricorso al Tar del Veneto per ottenere i dati dell’inquinamento da Pfas nell’acqua potabile – la Regione si è inoltre impegnata a rendere pubblici i dati sull’acqua potabile tramite un apposito sito e, nel breve tempo, avvierà un programma di monitoraggio dell’acqua nelle scuole, operazione già condotta da Greenpeace nella scorsa primavera.
Una vera e propria inversione a U della Regione Veneto, soprattutto se si considera quanto fatto a partire dal 2013, anno in cui l’inquinamento da Pfas veniva scoperto. Questo è frutto dell’impegno di oltre 70mila cittadini che hanno firmato la nostra petizione e di diverse centinaia di mamme e papà che hanno indossato i panni degli attivisti, tirando fuori l’Erin Brockovich che è in tutti loro. Cittadini che lo scorso 8 ottobre sono scesi in massa in piazza – erano in 10mila circa – per chiedere alla Regione Veneto acqua non contaminata, e che finalmente vedono un primo frutto concreto del loro impegno.
La battaglia però è ancora lunga. La Regione Veneto deve ora garantire, nel più breve tempo possibile, a tutti i cittadini veneti acqua priva di Pfas e deve soprattutto adottare tutti i provvedimenti necessari sul fronte ambientale per individuare e fermare tutti gli inquinatori, avviando al contempo subito le necessarie bonifiche. In caso contrario l’acqua a zero Pfas nei 21 Comuni più contaminati rischia di essere solo una soluzione tampone per tutti quei cittadini che da anni vivono in un ambiente che è – e continua ad essere – inquinato. Proprio per questo la battaglia di Greenpeace al fianco delle popolazioni colpite dall’inquinamento continuerà nei prossimi mesi. Con forza e tenacia, proprio come Erin.