“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. Non ha risposto Giuseppe Graviano. Ancora una volta il boss di Brancaccio non ha voluto chiarire i misteri celati dietro le sue azioni degli anni novanta e le sue parole del 2016-2017. I pm Vittorio Teresi, Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia erano pronti a chiedergli tutto. A partire dal suo ruolo in Cosa Nostra e nelle stragi del 1992-1993 ma poi sarebbero seguite le domande più spinose sul tema del processo in corso: la trattativa Stato-mafia. Tra gli imputati c’è anche Marcello Dell’Utri, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Peri. E a un certo punto sarebbe risuonata in Corte d’Assise la domanda delle domande: “Graviano, lei ha mai avuto rapporti diretti o indiretti con Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi?”. I pm certamente lo avrebbero chiesto. Non potevano fare altrimenti visto quello che il boss Giuseppe Graviano dice nel carcere di Ascoli Piceno mentre fa l’ora di ‘socialità’ nell’area apposita con un compagno di detenzione. Non resta quindi che rifarsi al contenuto delle registrazioni audio-video del boss di Brancaccio (arrestato a Milano nel gennaio del 1994 dopo la stagione delle stragi insieme a un suo favoreggiatore che stava portando il figlio di 11 anni a fare il provino al Milan) registrate dal gennaio del 2016 al marzo scorso in carcere su ordine dei pm di Palermo. Le registrazioni durano centinaia di ore. Migliaia di pagine. Ieri in aula è stata fatta ascoltare la registrazione chiave. Il 10 aprile 2016 Graviano e Adinolfi parlano di un favore chiesto a Graviano da Berlusconi, ‘Berlusca’ secondo l’interpretazione delle parole data dai periti di pm e giudice.
Ieri è stato il giorno della sfida sulla parola chiave. “Bravissimo” invece di Berlusca è l’interpretazione della difesa di Marcello Dell’Utri di quell’ascolto. La differenza non è da poco e cambia il senso della frase pronunciata il 10 aprile del 2016 da Giuseppe Graviano. Nella sua passeggiata in cella con il detenuto campano Umberto Adinolfi, il boss di Brancaccio, secondo i periti della difesa di Marcello Dell’Utri non avrebbe quindi pronunciato la frase “Lo stavano indagando…Berlusca mi ha chiesto questa cortesia.. per questo è stata l’urgenza”. Ma solo “Lo stavano indagando”, e poi un “bravissimo” per confermare la frase di Adinolfi “disse lui”. L’avvocato Di Peri, difensore di Dell’Utri, ha detto: “L’ho ascoltata anche io personalmente più volte e sono convinto che Graviano non pronunci la parola ‘berlusca’. Aspettiamo di conoscere su questo punto il responso dei giudici”.
Sekret, il nuovo format di inchiesta di Marco Lillo – presto disponibile sulla nostra piattaforma Loft – ha pensato di pubblicare il video con l’audio (con la trascrizione effettuata dalla Dia) in modo che ciascuno possa farsi la sua idea. La parola ‘Berlusca’ è stata trascritta la prima volta a giugno del 2016 dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo che per primi hanno ascoltato la conversazione intercettata dalle cimici nascoste nella stanza dedicata alla socialità del carcere di Ascoli Piceno. Anche il perito nominato dalla Corte d’Assise ieri in aula a Palermo ha dato ragione alla Dia: Graviano parla di Berlusconi. Va aggiunto che l’audio-video va interpretato anche tenendo conto del contesto. Quel giorno Graviano parla delle stragi e di qualcuno che voleva ‘scendere’. Poi cita la sua deposizione al processo di appello per concorso esterno in associazione mafiosa a Marcello Dell’Utri. Insomma, secondo i pm, è difficile trovare un soggetto diverso da Berlusconi nella frase su uno “che voleva scendere” e che aveva scatenato un entusiasmo popolare. Il video proposto da Sekret poi permette di fare un’altra considerazione. Anche a volere ammettere che effettivamente un margine di dubbio in una conversazione a bassa voce in dialetto stretto, registrata vicino alla finestra, resta, c’è però un dato: Graviano non parla a beneficio delle telecamere. Non sembra proprio una messinscena. Che senso avrebbe parlare a bassa voce nascondendo le parole se si vuole mandare un messaggio all’esterno? La visione sul sito del Fatto Quotidiano del video proposto da Sekret rende davvero ardua l’opera di minimizzazione delle parole di Graviano. La stampa nazionale ha sostenuto la tesi del boss Graviano che mente sapendo di essere registrato. La stampa vicina a Berlusconi ha scritto di “minchiata”, “patacca” o di “bluff”. Il video non conforta questa tesi.