Libia-Italia, via Malta. È la rotta del petrolio trafugato da milizie libiche di Zawiya, città costiera della Libia nota per il traffico di uomini, con il supporto di un imprenditore che i magistrati di Catania ritengono vicino a Cosa Nostra. Una rete svelata con l’indagine Dirty Oil, il 17 ottobre. A Malta, i protagonisti di questa storia erano noti da tempo. Soprattutto alla giornalista d’inchiesta Daphne Caruana Galizia: “Questa mattina quando mi sono svegliata con la notizia di un altro uomo fatto saltare in aria con un’autobomba, ho scritto di una pista che sta emergendo in cui i trafficanti di diesel vengono fatti esplodere con le loro auto, a differenza dei trafficanti di droga a cui viene sparato”, scriveva un anno fa. Dodici mesi dopo, ha fatto la stessa fine: fatta esplodere con un autobomba, come i trafficanti di petrolio.
Scriveva anche di un uomo a cui è toccata una sorte diversa, nonostante il suo legame con il petrolio libico. Si chiama Darren Debono ed è una delle nove persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare con l’operazione Dirty Oil. Tra le pieghe dell’indagine del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania, iniziata nel 2014, emerge una complessa rete che dimostra, ancora una volta, come il Mediterraneo sia diventata un’autostrada dei traffici illeciti (vedi inchiesta “Armi, droga, migranti: nel Mediterraneo le navi fantasma dei traffici illeciti”). E come i paradisi fiscali delle Isole Vergini Britanniche delle Isole Marshall permettano di muovere indisturbati navi fantasma, invisibili ai radar delle Capitanerie, come fossero pedine di una battaglia navale tra trafficanti e autorità portuali. Il business è milionario e i suoi introiti illeciti sono chiusi in forzieri tra i bastioni di Malta e i grattacieli di Dubai.
Il primo a cadere è stato Fahmi Slim Ben Khalifa alias “Malem”, il Capo. Lo hanno arrestato in Libia, dove è nato, le forze speciali Rada, fedeli al governo di Tripoli. Era il 24 agosto. I servizi di intelligence che operano in Libia lo consideravano il “re del contrabbando di petrolio” da quando a ovest della capitale comandano le milizie che nel 2011 si sono raggruppate sotto il nome di Libya Dawn, oggi per lo più alleate del GNA, il governo di accordo nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite. Aveva a disposizione una milizia, nella zona di confine tra Tunisia e Libia, con cui rubava il petrolio dalla raffineria di Zawiya. La raffineria appartiene la National Oil company (Noc), la società statale libica di gas e petrolio che qualche decina di chilometri più a ovest gestisce l’impianto di Mellitah in joint venture con la nostra Eni.
Ben Khalifa a Malta aveva una società aperta proprio per trasportare petrolio, ma non era riuscito ad ottenere le licenze per il deposito sull’isola. Le Nazioni Unite, in un rapporto sulla Libia del marzo 2016, parlano della rosa dei traffici: petrolio, migranti, armi, sigarette. Ai tempi di Gheddafi, era stato detenuto per traffico di droga. Poi, dal 2011, aveva costruito la sua milizia e un piccolo impero commerciale offshore.
La società con cui muoveva le sue imbarcazioni – indagata dalla Procura di Catania – si chiamava ADJ Trading, registrata al 22 di Mensija Road, nella zona residenziale di San Gwann, a Malta. Lo stesso indirizzo usato dal socio catanese Nicola Orazio Romeo, arrestato dalle Fiamme Gialle questo 18 ottobre e ritenuto un esponente del clan Ercolano-Santapaola. Anche Darren Debono è finito oggi in manette a Lampedusa. Suo fratello Gordon è al momento a piede libero.
Per la Procura etnea erano loro, assieme a Orazio Romeo, le menti criminali. Organizzavano in Italia dei veri e propri summit per accordarsi sulle operazioni di vendita alla società Maxcom Bunker. Fornivano un servizio di brokeraggio tramite società maltesi per giustificare le vendite di carburante e facevano poi viaggi in Libia per presiedere alle operazioni di trafugamento. “Loro vengono per noi quando arriviamo al confine… È così, come si dice, siamo più al sicuro, mi stai capendo?”, spiegava Debono al titolare della Maxcom senza sapere di essere intercettato. Raccontava come la milizia avesse scortato lui e il socio Orazio Romeo dal confine tunisino fino al luogo d’incontro con il Capo, Ben Khalifa. “Siamo i più strutturati che c’è (letterale, ndr) in Libia, capisci?”, diceva: a rivendicare – secondo gli inquirenti – l’assoluta preminenza del sodalizio nell’approvvigionamento di gasolio libico. Per occultare la provenienza libica del gasolio, i tre reperivano diverse barche: il petrolio veniva trasbordato “ship to ship” dall’una all’altra. Sentito dal quotidiano maltese MaltaToday, l’avvocato dei Debono ha assicurato che la AdJ è in liquidazione e i rapporti tra la famiglia assistita e Ben Khalifa siano ormai chiusi.
Darren Debono è un nome noto a Malta: fino al 2007 è stato un calciatore della nazionale maltese. Daphne Caruana Galizia, sul suo blog Running Commentary, raccontava che è anche proprietario del ristorante Scoglitti, a La Valletta: un locale frequentato da tanti politici, vista la vicinanza con diversi ministeri. Soci di Debono, riportava il blog di Caruana Galizia, la compagna Odette Goodlip e la figlia di lei, Floren Sultana, avuta da una relazione precedente. La ragazza è stata protagonista di uno spot elettorale (Courage to vote, il coraggio di votare) che il Partito Laburista – quello che oggi governa con il premier Joseph Muscat – ha trasmesso durante l’ultima campagna elettorale. Malta è andata a elezioni questo giugno a seguito di un’inchiesta di Caruana Galizia. Secondo quanto ha scritto la giornalista, la partecipazione al video elettorale di Floren Sultana dimostra un legame tra la famiglia e il partito laburista maltese. Dice in un post del febbraio 2016: “Il partito laburista ha dimostrato pochi scrupoli nello stare vicino a queste persone (la famiglia Debono-Sultana, ndr) con una fedina penale sporca e un comportamento discutibile”. Nel 2014, infatti, a Darren Debono è stata concessa la cauzione dopo un processo per pesca illegale.
Odette Goodlip e la figlia non hanno preso bene il fatto che la giornalista parlasse di loro sul suo blog, tanto da spedirle via mail una lettera che, a quanto scrive la giornalista, conteneva delle minacce. Il post con cui Caruana Galizia ne dà notizia, il 14 febbraio 2016, si chiude con una frase inquietante, se letta alla luce del tragico epilogo: “Darren Debono non è saltato in aria. Due pescatori con connessioni in Libia sono saltati in aria – Martin Cachia qualche settimana fa e Darren Degabriele 18 mesi fa – e, sapete, uno dei due aveva anche un ristorante di pesce”.
Sono stati tre, compreso il suo, le autobombe esplose nel 2017, a Malta, a cui se ne aggiungono altri tre nel 2016. Attentati che hanno colpito, per lo più, persone ritenute implicante nel traffico di petrolio. Una traccia che adesso inquirenti di ben sei Paesi, inclusi agenti di Scotland Yard e dell’FBI, stanno iniziando a seguire, anche se finora non ci sono prove che portano ad alcun nome. Ma la pista è promettente, soprattutto perché l’esplosivo che ha ucciso Caruanza Galizia sembrerebbe essere del tipo Semtek, di cui c’è grande abbondanza proprio sul mercato nero libico.
di IRPI
Cecilia Anesi e Lorenzo Bagnoli
Mondo
Darren Debono, arrestato l’uomo che lega Caruana Galizia e l’inchiesta di Catania sul petrolio libico
L'ex calciatore è stato fermato a Lampedusa: secondo la Procura di Catania è la mente dell'organizzazione che smerciava petrolio libico tra Italia e Malta con Cosa nostra. "I trafficanti di diesel vengono fatti esplodere con le loro auto - scriveva il 14 febbraio la giornalista uccisa a Malta - Debono non è saltato in aria. Due pescatori con connessioni in Libia sono saltati in aria". Come sarebbe poi accaduto anche a lei il 16 ottobre
Libia-Italia, via Malta. È la rotta del petrolio trafugato da milizie libiche di Zawiya, città costiera della Libia nota per il traffico di uomini, con il supporto di un imprenditore che i magistrati di Catania ritengono vicino a Cosa Nostra. Una rete svelata con l’indagine Dirty Oil, il 17 ottobre. A Malta, i protagonisti di questa storia erano noti da tempo. Soprattutto alla giornalista d’inchiesta Daphne Caruana Galizia: “Questa mattina quando mi sono svegliata con la notizia di un altro uomo fatto saltare in aria con un’autobomba, ho scritto di una pista che sta emergendo in cui i trafficanti di diesel vengono fatti esplodere con le loro auto, a differenza dei trafficanti di droga a cui viene sparato”, scriveva un anno fa. Dodici mesi dopo, ha fatto la stessa fine: fatta esplodere con un autobomba, come i trafficanti di petrolio.
Scriveva anche di un uomo a cui è toccata una sorte diversa, nonostante il suo legame con il petrolio libico. Si chiama Darren Debono ed è una delle nove persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare con l’operazione Dirty Oil. Tra le pieghe dell’indagine del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania, iniziata nel 2014, emerge una complessa rete che dimostra, ancora una volta, come il Mediterraneo sia diventata un’autostrada dei traffici illeciti (vedi inchiesta “Armi, droga, migranti: nel Mediterraneo le navi fantasma dei traffici illeciti”). E come i paradisi fiscali delle Isole Vergini Britanniche delle Isole Marshall permettano di muovere indisturbati navi fantasma, invisibili ai radar delle Capitanerie, come fossero pedine di una battaglia navale tra trafficanti e autorità portuali. Il business è milionario e i suoi introiti illeciti sono chiusi in forzieri tra i bastioni di Malta e i grattacieli di Dubai.
Il primo a cadere è stato Fahmi Slim Ben Khalifa alias “Malem”, il Capo. Lo hanno arrestato in Libia, dove è nato, le forze speciali Rada, fedeli al governo di Tripoli. Era il 24 agosto. I servizi di intelligence che operano in Libia lo consideravano il “re del contrabbando di petrolio” da quando a ovest della capitale comandano le milizie che nel 2011 si sono raggruppate sotto il nome di Libya Dawn, oggi per lo più alleate del GNA, il governo di accordo nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite. Aveva a disposizione una milizia, nella zona di confine tra Tunisia e Libia, con cui rubava il petrolio dalla raffineria di Zawiya. La raffineria appartiene la National Oil company (Noc), la società statale libica di gas e petrolio che qualche decina di chilometri più a ovest gestisce l’impianto di Mellitah in joint venture con la nostra Eni.
Ben Khalifa a Malta aveva una società aperta proprio per trasportare petrolio, ma non era riuscito ad ottenere le licenze per il deposito sull’isola. Le Nazioni Unite, in un rapporto sulla Libia del marzo 2016, parlano della rosa dei traffici: petrolio, migranti, armi, sigarette. Ai tempi di Gheddafi, era stato detenuto per traffico di droga. Poi, dal 2011, aveva costruito la sua milizia e un piccolo impero commerciale offshore.
La società con cui muoveva le sue imbarcazioni – indagata dalla Procura di Catania – si chiamava ADJ Trading, registrata al 22 di Mensija Road, nella zona residenziale di San Gwann, a Malta. Lo stesso indirizzo usato dal socio catanese Nicola Orazio Romeo, arrestato dalle Fiamme Gialle questo 18 ottobre e ritenuto un esponente del clan Ercolano-Santapaola. Anche Darren Debono è finito oggi in manette a Lampedusa. Suo fratello Gordon è al momento a piede libero.
Per la Procura etnea erano loro, assieme a Orazio Romeo, le menti criminali. Organizzavano in Italia dei veri e propri summit per accordarsi sulle operazioni di vendita alla società Maxcom Bunker. Fornivano un servizio di brokeraggio tramite società maltesi per giustificare le vendite di carburante e facevano poi viaggi in Libia per presiedere alle operazioni di trafugamento. “Loro vengono per noi quando arriviamo al confine… È così, come si dice, siamo più al sicuro, mi stai capendo?”, spiegava Debono al titolare della Maxcom senza sapere di essere intercettato. Raccontava come la milizia avesse scortato lui e il socio Orazio Romeo dal confine tunisino fino al luogo d’incontro con il Capo, Ben Khalifa. “Siamo i più strutturati che c’è (letterale, ndr) in Libia, capisci?”, diceva: a rivendicare – secondo gli inquirenti – l’assoluta preminenza del sodalizio nell’approvvigionamento di gasolio libico. Per occultare la provenienza libica del gasolio, i tre reperivano diverse barche: il petrolio veniva trasbordato “ship to ship” dall’una all’altra. Sentito dal quotidiano maltese MaltaToday, l’avvocato dei Debono ha assicurato che la AdJ è in liquidazione e i rapporti tra la famiglia assistita e Ben Khalifa siano ormai chiusi.
Darren Debono è un nome noto a Malta: fino al 2007 è stato un calciatore della nazionale maltese. Daphne Caruana Galizia, sul suo blog Running Commentary, raccontava che è anche proprietario del ristorante Scoglitti, a La Valletta: un locale frequentato da tanti politici, vista la vicinanza con diversi ministeri. Soci di Debono, riportava il blog di Caruana Galizia, la compagna Odette Goodlip e la figlia di lei, Floren Sultana, avuta da una relazione precedente. La ragazza è stata protagonista di uno spot elettorale (Courage to vote, il coraggio di votare) che il Partito Laburista – quello che oggi governa con il premier Joseph Muscat – ha trasmesso durante l’ultima campagna elettorale. Malta è andata a elezioni questo giugno a seguito di un’inchiesta di Caruana Galizia. Secondo quanto ha scritto la giornalista, la partecipazione al video elettorale di Floren Sultana dimostra un legame tra la famiglia e il partito laburista maltese. Dice in un post del febbraio 2016: “Il partito laburista ha dimostrato pochi scrupoli nello stare vicino a queste persone (la famiglia Debono-Sultana, ndr) con una fedina penale sporca e un comportamento discutibile”. Nel 2014, infatti, a Darren Debono è stata concessa la cauzione dopo un processo per pesca illegale.
Odette Goodlip e la figlia non hanno preso bene il fatto che la giornalista parlasse di loro sul suo blog, tanto da spedirle via mail una lettera che, a quanto scrive la giornalista, conteneva delle minacce. Il post con cui Caruana Galizia ne dà notizia, il 14 febbraio 2016, si chiude con una frase inquietante, se letta alla luce del tragico epilogo: “Darren Debono non è saltato in aria. Due pescatori con connessioni in Libia sono saltati in aria – Martin Cachia qualche settimana fa e Darren Degabriele 18 mesi fa – e, sapete, uno dei due aveva anche un ristorante di pesce”.
Sono stati tre, compreso il suo, le autobombe esplose nel 2017, a Malta, a cui se ne aggiungono altri tre nel 2016. Attentati che hanno colpito, per lo più, persone ritenute implicante nel traffico di petrolio. Una traccia che adesso inquirenti di ben sei Paesi, inclusi agenti di Scotland Yard e dell’FBI, stanno iniziando a seguire, anche se finora non ci sono prove che portano ad alcun nome. Ma la pista è promettente, soprattutto perché l’esplosivo che ha ucciso Caruanza Galizia sembrerebbe essere del tipo Semtek, di cui c’è grande abbondanza proprio sul mercato nero libico.
di IRPI
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Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.