LE BUGIE
IL FALSO MITO DELLA CITTADINANZA INDISCRIMINATA – Con l’approvazione del ddl non verrà data la possibilità a tutti i bambini che nascono in Italia, indiscriminatamente, di essere cittadini italiani, in quanto la legge non prevede l’applicazione dello Ius soli puro. Tra l’altro, oltre alla condizione per cui almeno uno dei genitori si deve trovare legalmente in Italia da 5 anni, ne esistono altre. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, infatti, deve aderire ad altri tre parametri: deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge e deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
CLANDESTINI, SBARCHI E LO SPETTRO DELLA SOSTITUZIONE ETNICA – Da sempre ad attirare gli immigrati provenienti da altri Paesi sono le condizioni economiche in cui vive la popolazione del territorio che si vuole raggiungere. È stato così per gli italiani che sono emigrati all’estero e per gli stranieri che hanno raggiunto il nostro Paese convinti di trovare condizioni migliori rispetto a quelle che si lasciavano alle spalle. Di conseguenza, la spinta immigratoria poco ha a che vedere con il riconoscimento della cittadinanza. In secondo luogo, quando si parla di ius soli non si parla di immigrazione clandestina e degli sbarchi che avvengono sulle nostre coste. La legge riguarda solo i figli di genitori che già risiedono in Italia, sono regolari e hanno tutti i documenti in regola. E neppure si attuerà la paventata “sostituzione etnica” perché la legge ferma in Senato non riguarda tutti i migranti regolarmente residenti, ma solo i minorenni figli dei migranti nati o cresciuti in Italia. Gli unici migranti sopra i 18 anni che potranno usufruire della legge, sono quelli interessati dalla norma transitoria che rende il provvedimento retroattivo. Non cambiano le regole per la naturalizzazione degli adulti, per cui continuerà ad essere applicata la legge 91/92.
NON È VERO CHE TUTTI ABBANDONANO LO IUS SOLI – Chi è contro lo Ius soli spesso riporta nella discussione una ricerca, “The Citizenship Laws Dataset“, condotta da due ricercatrici nel 2009 proprio sulle leggi in materia in 162 Paesi. Ne emergeva che lo ius soli è stato abbandonato in 53 anni da 37 nazioni. In primo luogo bisogna distinguere tra lo ius soli puro e quello temperato e poi capire quali sono questi 162 Paesi. Quello che è vero, invece, è che le norme per acquisire la cittadinanza nei diversi Paesi dell’Unione europea variano considerevolmente, anche perché la materia è di stretta competenza nazionale e l’Italia ha tra le norme più restrittive, mentre con la riforma ci avvicineremmo a quanto avviene a Paesi come Gran Bretagna, Francia e Germania. Nel Regno Unito ha la cittadinanza chi nasce da un genitore con un permesso di soggiorno a tempo indeterminato, ma è previsto un percorso facilitato per i figli di stranieri residenti da 10 anni. In Francia ha la cittadinanza automatica a 18 anni il figlio di stranieri se residente o se ha avuto la propria residenza in Francia per almeno cinque anni. Anche in Germania vige lo ius soli temperato: è cittadino tedesco chi nasce in Germania, purché uno dei genitori risieda stabilmente nel Paese da almeno 8 anni. Se il bambino nasce in Spagna, invece, e i genitori sono nati all’estero, basta un anno di residenza per la cittadinanza.