Il sindaco Filippo Nogarin lo aveva definito un “livornese autentico“, uno dei “figli migliori di Livorno“, un uomo “schietto e generoso” che ha svolto i suoi incarichi nelle istituzioni con “grande capacità e semplicità”. Per il 95esimo compleanno lo aveva definito “il più autorevole di noi livornesi”, capace di portare “un alto insegnamento”, degno della “gratitudine per la riscoperta di un’identità nazionale” perché “risulta ancor più prezioso l’esempio di persone del suo calibro, capaci di rappresentare al meglio il senso dello Stato”. Per questo, quando l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si spense a 95 anni, Nogarin scrisse che “come amministrazione presto renderemo omaggio a questo grande e semplice uomo come merita”. Ma l’omaggio dell’amministrazione al suo figlio migliore non arriverà affatto “presto”, ammesso che arrivi mai. La maggioranza Cinquestelle che sostiene Nogarin infatti non vuole votare la delibera della giunta per intitolare a Ciampi – governatore della Banca d’Italia per 14 anni, capo del governo e presidente della Repubblica – la Rotonda d’Ardenza, uno dei luoghi più frequentati del lungomare livornese, celebre per i tramonti e per i quadri dei Macchiaioli. Il M5s – insieme ad alcuni consiglieri fuoriusciti – chiede di ritirare la delibera, di far ripartire daccapo l’iter. Anzi, ha già pronta addirittura una controdelibera per annullare subito quella esistente. Una battaglia consiliare senza risparmio di energie motivata, tra l’altro, dal fatto che Ciampi, secondo i Cinquestelle, ha gettato le basi per la crisi economica dell’Italia, ha agevolato la privatizzazione di alcune aziende pubbliche, ha permesso l’ingresso dell’Italia nell’euro e ha reintrodotto la parata del 2 giugno (proprio per celebrare il tricolore di cui parlava Nogarin).
La proposta di intitolazione era partita da Beppino Mancini, il proprietario della Barcarola, il ristorante più famoso di Livorno. Era stato Beppino, per dirne una, a mandare direttamente al Quirinale il cacciucco cucinato sui fornelli della Barcarola. “Sono stato invitato a venire a cucinare direttamente a Roma – spiegò Mancini al Corriere della Sera il giorno dell’85esimo compleanno del presidente – Così mi sono portato dietro le 13 specialità di pesce necessarie e il 9, il giorno del compleanno, sono partito per Roma. Mentre tornavo a casa, mi ha telefonato la signora Franca per ringraziarmi e complimentarsi per il pranzo”. Era stato sempre Beppino a preparare il pranzo di Ciampi nella visita alla sua città natale, da presidente, nel 2004. “E’ stato un onore servirlo al ristorante: mi ha onorato della sua amicizia”. Mancini aspetta fiducioso, sperando che le sue aspettative non vengano tradite. Ha raccolto 500 firme a sostegno della proposta e le ha consegnate a Nogarin: “Ciampi è stato un uomo di grande spessore – dice al Fatto.it – Grazie a lui Livorno ha avuto un importante risalto a livello europeo. Magari avrà anche commesso degli errori, ma è stato un grande uomo e non ha mai tradito la sua città d’origine”. Dispiaciuto? Per ora il maestro del cacciucco la prende con filosofia: “Siamo in democrazia – risponde – giusto dunque che decida la maggioranza. Continuo però a pensare che Livorno dovrebbe ricordarlo in maniera incisiva. Ciampi amava il mare: dedicargli la stupenda Rotonda sarebbe stato una cosa importante“.
Mancini parla già al passato, ma per ora la delibera è solo congelata. Era stata approvata solo pochi giorni fa, il 13 ottobre. “Nell’espletamento dei suoi numerosi incarichi istituzionali – si legge – Ciampi ha sempre mantenuto un legame speciale con la sua città natale. Come presidente della Repubblica con il suo prestigio e la sua autorevolezza ha dato impulso positivo all’immagine della città, all’interno della nazione e nei confronti dell’intera comunità internazionale”. Di Ciampi si sottolineavano le “alte doti di senso civico e morale e di grande equilibrio” ma anche “il profondo e affettuoso attaccamento alle radici livornesi”.
Ma la giunta M5s si è voltata e si è ritrovata da sola. In consiglio comunale il capogruppo dei Cinquestelle Marco Galigani ha chiesto il ritiro della delibera perché, spiega al Fatto, “molte decisioni di Ciampi prima di diventare presidente della Repubblica sono state ambigue e hanno causato quei cambiamenti dell’economia che poi avrebbero portato alla crisi attuale”. Tra le “decisioni ambigue”, secondo il capogruppo dei Cinquestelle livornesi, si possono elencare “il sistema bancario” e “l’ingresso dell’Italia nel sistema monetario europeo“. Di cose positive però Ciampi ne avrà fatte, no? “Certo, ma il piatto della bilancia pende più verso gli aspetti negativi” riflette Galigani, vigile del fuoco ed ex sindacalista della Cisl. La decisione dei Cinquestelle, assicura Galigani, è stata presa all’unanimità perché, dicono, “tanti livornesi sono d’accordo con noi”.
In consiglio comunale a chiedere il ritiro della delibera è stato anche Edoardo Marchetti, uscito dal gruppo consiliare M5s in polemica per il trasferimento dell’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti da Livorno a Roma, ma rimasto in maggioranza al sostegno di Nogarin. “Per quanto possa essere un illustre livornese – ha spiegato Marchetti al Tirreno – i lavoratori hanno subìto l’introduzione della concertazione nel 1993 perdendo potere contrattuale. Molte aziende pubbliche dello Stato negli anni in cui era al governo sono state privatizzate. È stato uno degli artefici dell’ingresso dell’Italia nell’euro. Ha reintrodotto la parata militare“. A chiedere la retromarcia alla giunta anche Giuseppe Grillotti (altro fuoriuscito, in questo caso per la crisi su Aamps) e Marco Bruciati della lista civica di sinistra Buongiorno Livorno: “Ciampi sì, ma Piero” ha ironizzato. Un orientamento, guidato dal M5s, che secondo il Pd dimostra una “monumentale inadeguatezza istituzionale”, come la chiama il consigliere regionale Francesco Gazzetti. “Forse – aggiunge provocatoriamente – pensavano di intitolare la Rotonda a Casaleggio oppure a farne la base per la famosa funivia che tra poco dovrebbe essere pronta” (il riferimento è a un’idea dell’assessore al traffico).
Il sindaco Nogarin, vista l’arietta che tira, ora adegua un po’ il registro retorico del ricordo di un anno fa e ora si dice “il primo ad essere scettico a proposito di alcune scelte politiche” di Ciampi. Ma ci riprova: l’omaggio – spiega ora – non è tanto legato a un “giudizio politico su quanto fatto dall’ex presidente della Repubblica” bensì a un “riconoscimento all’uomo che, nonostante sia giunto a ricoprire la più alta carica dello Stato repubblicano, è sempre rimasto legato alla sua città natale, tanto da venire a visitarla ogni volta che era possibile”. Così tutto è rimandato al consiglio comunale, “la casa di tutti i livornesi”, come dice Nogarin. E se la casa dei livornesi boccerà la Rotonda Ciampi? “Non esiterò a ripensare la mia decisione”.
Di sicuro c’erano più chance di successo nel 2015 quando i Cinquestelle, a meno di un anno dalla vittoria elettorale, fecero discutere in consiglio la proposta di cambiare il nome della strada delle strade, via Grande, linea mediana del centro della città e arteria anche dello shopping e di struscio. Via Grande, nel progetto della maggioranza, doveva chiamarsi via Ernesto Che Guevara. “Ci riprendiamo la nostra storia mossa da ideali ben rappresentati dal messaggio del Che” che peraltto era argentino e non ardenzino. É stato un “simbolo di coerenza ed abnegazione” ripeterono i consiglieri M5s quando dovettero rinunciare: i negozianti di via Grande protestarono e così più che il messaggio rivoluzionario poté quello del mercato.