Urne aperte tra le 7 e le 23 domenica 22 ottobre. In Lombardia l'obiettivo annunciato dal governatore Roberto Maroni è di superare la soglia del 34 per cento dei votanti, mentre in Veneto si dovrà andare oltre il 50 per cento più uno dei votanti perché la consultazione sia ritenuta valida. I lombardi sperimentano per la prima volta in Italia il sistema elettronico
Domenica 22 ottobre Veneto e Lombardia avranno la possibilità di esprimersi sull’autonomia della Regione. Le urne del referendum consultivo saranno aperte dalle 7 alle 23 e saranno chiamati al voto tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali (in totale 15 milioni di persone): in Veneto è previsto il quorum, mentre in Lombardia no e il governatore leghista Roberto Maroni si è dato come obiettivo per dichiarare riuscito il referendum di superare la soglia del 34 per cento. Per la prima volta in Italia ci sarà il voto elettronico e a sperimentarlo saranno i lombardi: sono pronti 24mila tablet e settemila “assistenti digitali”, che si alterneranno su due turni, per risolvere, in particolare, gli eventuali problemi tecnici grazie all’aiuto di un call center. Costo totale circa 50 milioni di euro, col Viminale che ha chiesto 3 milioni per coprire i costi per la sicurezza ai seggi. Il costo della consultazione in Veneto è invece di 16 milioni di euro.
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IL VOTO IN LOMBARDIA
Gli elettori lombardi troveranno sulla scheda elettronica la domanda: “Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”.
Per votare basterà la carta d’identità, mentre la tessera elettorale serve soltanto per individuare il luogo. Gli elettori avranno davanti un tablet. La prima schermata presenta la scritta ‘Inizia’. Si clicca su quel tasto e poi con un tocco si può scegliere fra tre opzioni: ‘Sì’, ‘No’ e ‘Scheda bianca’. Ancora, nel passaggio successivo, si presentano davanti agli occhi due possibilità: ‘Vota’ o ‘Cambia’. Il sistema uscirà automaticamente entro 5 secondi: è questa l’ultima fase del voto. “Per legge bisogna consentire di cambiare, però una sola volta. L’unica differenza con il voto con le matite copiative è che non si può annullare la scheda”, ha chiarito il governatore Roberto Maroni, “alla chiusura del seggio, alle 23, il presidente schiaccerà un pulsante e la macchina stamperà immediatamente una schedina con quanti hanno votato, quanti Sì, quanti No, quante schede bianche. Non ci sarà spoglio, non ci sarà rischio di brogli o cose del genere. È la prima volta che si usano le ‘voting machine’, è una sperimentazione”. L’affluenza totale si conoscerà alla chiusura delle urne, poco dopo le 23, il dato intermedio verrà comunicato alle 12 e alle 19. Per lo spoglio definitivo bisognerà attendere almeno un’ora.
In Lombardia, stando alle dichiarazioni di Maroni, l’obiettivo è superare il 34 per cento di affluenza. “Sono contento se riusciamo a superare il 34% dell’affluenza raggiunta nel referendum costituzionale del 2001”. Questo l’obiettivo che si è dato il governatore lombardo; una soglia non altissima, che quasi sicuramente dovrebbe essere raggiunta. “Non c’è nessuna spallata da dare al governo, c’è da aprire un confronto. È chiaro che, se lo apro io da solo, è un conto. Se lo apro io con qualche milione di lombardi che andranno al voto, è tutta un’altra storia”, ha rimarcato Maroni, che ha annunciato che chiederà al Consiglio regionale di approvare una mozione per dargli il mandato di trattare con l’esecutivo su tutte e 23 le competenze previste dalla Costituzione. Un’azione da compiere subito, prima della fine della legislatura.
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IL VOTO IN VENETO
Anche in Veneto si vota per il referendum consultivo per l’autonomia. Questo l’oggetto del quesito: “Vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. La consultazione referendaria veneta prevede un quorum, che non è invece richiesto in Lombardia. La proposta sottoposta a referendum in Veneto è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti espressi. L’elettore vota tracciando sulla scheda con la matita un segno sulla risposta da lui prescelta e, comunque, nel rettangolo che la contiene. L’elettore dovrà presentarsi al seggio indicato nella propria tessera elettorale, munito di un documento di riconoscimento valido. Il seggio dove votare è quello indicato nella tessera elettorale in possesso di ciascun elettore. I veneti che il 22 ottobre si troveranno fuori del Veneto non potranno votare: sarà possibile votare solo presentandosi di persona al seggio.
Il governatore leghista Luca Zaia in queste settimane non ha smesso di ricordare che quella del referendum non è una battaglia personale né di questo o quel partito e che non ha intenzione di rinunciare a nessuna delle competenze: “La Costituzione parla di 23 materie e noi le chiediamo tutte”. Parlare di competenze significa parlare di risorse e, se vincerà il sì a referendum validato dal quorum, la strada che potrebbe aprirsi è quella di una sorta di autonomia fiscale , alla luce del fatto che per nuove competenze ci vogliono nuove entrate nelle casse regionali.
Sulla “macchina” referendaria la Regione Veneto ha investito 14 milioni di euro e il ministero dell’Interno ha presentato anche un conto di due milioni per l’impiego delle forze dell’ordine. I seggi si apriranno alle 7 fino alle 23. A Belluno c’è anche un secondo referendum per chiedere più specificità dell’area dolomitica chiusa tra Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Zaia ha annunciato che voterà appena aperto il seggio alla scuola elementare “San Francesco” a San Vendemiano (Treviso). Un chiaro segnale per un appuntamento che ha definito “storico”, sul quale da tempo si sono aperti confronti non solo sul piano politico ma anche imprenditoriale e della società civile.
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