Qualche settimana fa, a Rovereto, presso il polo della Meccatronica, è stata conferita la laurea ad honorem in Ingegneria Meccatronica a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles N.V., FCA Italy, presidente e amministratore delegato di FCA US.
Non entro nel dettaglio di questo conferimento che, sinceramente, mi pare più un’operazione di puro marketing che non un conferimento per meriti tecnici reali; vorrei qui, invece, inoltrarmi nella Lectio Magistralis del neo ingegnere, che asserisce che l’auto elettrica non è la soluzione per il futuro. Paragonando quanto detto da Marchionne a quanto sta accadendo nelle nostre città, grazie all’inquinamento atmosferico, causato in modo principale proprio dalle emissioni veicolari, tali affermazioni mi spaventano non poco.
Proprio a Torino, città dove è nata la Fiat, si assiste in questi giorni alla recrudescenza dell’inquinamento atmosferico; e, se pensiamo che siamo solo all’inizio della stagione autunnale, la cosa preoccupa non poco. Se noi prendiamo l’auto elettrica come integrale sostituta dell’auto a combustione, è vero che allo stato attuale della tecnica non riusciamo a coprire tutti i fabbisogni della mobilità extraurbana. Però, se dessimo retta a personaggi come Marchionne, sicuramente l’auto elettrica finirebbe in un cassetto, per l’ennesima volta; per fortuna ci sono imprenditori veri che credono in queste tecnologie, come ad esempio un certo Elon Musk, sudafricano di origine, ma naturalizzato statunitense, che è talmente pazzo da aver investito anima e denari propri in una società chiamata Tesla, che produce auto elettriche. Ebbene, queste auto garantiscono chilometri di percorrenza molto vicini a quelle a combustione; ad esempio, il modello X ha una batteria da 100 KWH, il che significa che ha un’autonomia fino a 565 chilometri, con accelerazioni da 0 a 100 km/h in circa 3 secondi; la ricarica delle batterie può avvenire in circa 10-15 minuti con ricarica rapida all’80%; giusto il tempo di un caffè all’autogrill!
Inoltre, parlando di rendimenti, l’auto elettrica ha percentuali che arrivano anche al 90%, ciò significa che le perdite sono date dalla parte meccanica e dagli attriti e pochissimo dalla conversione in energia meccanica dal motore elettrico; le auto tradizionali a malapena arrivano a rendimenti del 25-30%, quindi significa che circa il 70% dell’energia è buttato nella trasformazione, sotto forma di calore (radiatore e combustione) e attriti vari. Certo, il prezzo non è alla portata di tutti e questo è un fattore limitante allo sviluppo di questo settore. Sarà un caso, però, che la stessa Tesla e molte altre industrie del settore, stiano investendo miliardi di dollari in ricerca per sviluppare batterie meno costose e più economiche? O, forse, questi sono dei pazzi visionari che buttano i loro soldi?
Un esempio pratico di applicazione di auto elettrica, che ho avuto modo di verificare con elevata efficienza, è quella che molti imprenditori di media e piccola impresa statunitensi stanno adottando con sempre maggiore frequenza. Installano un impianto fotovoltaico sul tetto della sede della propria impresa, con lo scopo di autoprodurre energia per la propria attività e anche per ricaricare la propria auto elettrica e quella dei propri dirigenti/dipendenti. Alla sera, poi, la vettura elettrica funge anche da accumulatore che verrà collegato all’impianto elettrico delle abitazioni dei dirigenti stessi, sfruttando la macchina stessa come generatore per alimentare i propri consumi domestici. Geniale, vero?
Noi italiani, invece, siamo ancora qui a dare premi ad un amministratore delegato che parla ancora di investire sulle vetture a combustione. Non si vedono prospettive di ricerca nel settore automotive italiano e questo rischia di farci perdere l’ennesimo treno per l’industria del futuro. Le parole di Marchionne sono il simbolo della cecità imprenditoriale italiana, non certo quelle di un tecnico illuminato che pensa alle generazioni future, tra parentesi, non rischiando nulla personalmente, poiché gestisce il patrimonio affidatogli dalla società; sarà che invece gli altri, tipo Elon Musk, che rischiano i propri capitali personali, sono dei pazzi visionari o invece magari hanno capito qual è la strada da percorrere per il futuro?
Marco Ianes
Insegnante, progettista di impianti tecnologici, ambientalista vero
Ambiente & Veleni - 22 Ottobre 2017
Auto elettriche, Marchionne e la cecità degli imprenditori italiani
Qualche settimana fa, a Rovereto, presso il polo della Meccatronica, è stata conferita la laurea ad honorem in Ingegneria Meccatronica a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles N.V., FCA Italy, presidente e amministratore delegato di FCA US.
Non entro nel dettaglio di questo conferimento che, sinceramente, mi pare più un’operazione di puro marketing che non un conferimento per meriti tecnici reali; vorrei qui, invece, inoltrarmi nella Lectio Magistralis del neo ingegnere, che asserisce che l’auto elettrica non è la soluzione per il futuro. Paragonando quanto detto da Marchionne a quanto sta accadendo nelle nostre città, grazie all’inquinamento atmosferico, causato in modo principale proprio dalle emissioni veicolari, tali affermazioni mi spaventano non poco.
Proprio a Torino, città dove è nata la Fiat, si assiste in questi giorni alla recrudescenza dell’inquinamento atmosferico; e, se pensiamo che siamo solo all’inizio della stagione autunnale, la cosa preoccupa non poco. Se noi prendiamo l’auto elettrica come integrale sostituta dell’auto a combustione, è vero che allo stato attuale della tecnica non riusciamo a coprire tutti i fabbisogni della mobilità extraurbana. Però, se dessimo retta a personaggi come Marchionne, sicuramente l’auto elettrica finirebbe in un cassetto, per l’ennesima volta; per fortuna ci sono imprenditori veri che credono in queste tecnologie, come ad esempio un certo Elon Musk, sudafricano di origine, ma naturalizzato statunitense, che è talmente pazzo da aver investito anima e denari propri in una società chiamata Tesla, che produce auto elettriche. Ebbene, queste auto garantiscono chilometri di percorrenza molto vicini a quelle a combustione; ad esempio, il modello X ha una batteria da 100 KWH, il che significa che ha un’autonomia fino a 565 chilometri, con accelerazioni da 0 a 100 km/h in circa 3 secondi; la ricarica delle batterie può avvenire in circa 10-15 minuti con ricarica rapida all’80%; giusto il tempo di un caffè all’autogrill!
Inoltre, parlando di rendimenti, l’auto elettrica ha percentuali che arrivano anche al 90%, ciò significa che le perdite sono date dalla parte meccanica e dagli attriti e pochissimo dalla conversione in energia meccanica dal motore elettrico; le auto tradizionali a malapena arrivano a rendimenti del 25-30%, quindi significa che circa il 70% dell’energia è buttato nella trasformazione, sotto forma di calore (radiatore e combustione) e attriti vari. Certo, il prezzo non è alla portata di tutti e questo è un fattore limitante allo sviluppo di questo settore. Sarà un caso, però, che la stessa Tesla e molte altre industrie del settore, stiano investendo miliardi di dollari in ricerca per sviluppare batterie meno costose e più economiche? O, forse, questi sono dei pazzi visionari che buttano i loro soldi?
Un esempio pratico di applicazione di auto elettrica, che ho avuto modo di verificare con elevata efficienza, è quella che molti imprenditori di media e piccola impresa statunitensi stanno adottando con sempre maggiore frequenza. Installano un impianto fotovoltaico sul tetto della sede della propria impresa, con lo scopo di autoprodurre energia per la propria attività e anche per ricaricare la propria auto elettrica e quella dei propri dirigenti/dipendenti. Alla sera, poi, la vettura elettrica funge anche da accumulatore che verrà collegato all’impianto elettrico delle abitazioni dei dirigenti stessi, sfruttando la macchina stessa come generatore per alimentare i propri consumi domestici. Geniale, vero?
Noi italiani, invece, siamo ancora qui a dare premi ad un amministratore delegato che parla ancora di investire sulle vetture a combustione. Non si vedono prospettive di ricerca nel settore automotive italiano e questo rischia di farci perdere l’ennesimo treno per l’industria del futuro. Le parole di Marchionne sono il simbolo della cecità imprenditoriale italiana, non certo quelle di un tecnico illuminato che pensa alle generazioni future, tra parentesi, non rischiando nulla personalmente, poiché gestisce il patrimonio affidatogli dalla società; sarà che invece gli altri, tipo Elon Musk, che rischiano i propri capitali personali, sono dei pazzi visionari o invece magari hanno capito qual è la strada da percorrere per il futuro?
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.