Finalmente ci siamo. Il primo “referendum consultivo elettronico” italiano è partito. C’è chi ha prefigurato pericolosi scenari orwelliani in caso di utilizzo di strumenti di voto elettronico. Chi tuonato sugli “sprechi” derivanti dall’acquisto di tablet mal funzionanti. E persino qualcuno ha evidenziato falle nella sicurezza del software della SmartMatic che dovrebbe gestire il voto referendario, tali per cui un qualsiasi hacker potrebbe almeno potenzialmente alterarne i codici e minare l’affidabilità del voto. Ho letto e ragionato in questi giorni su quanto si è scritto e dichiarato.
La piattaforma di questa Smartmatic è effettivam
Ma ricordiamoci anche che questo non è un vero referendum, ma solo una significativa consultazione. E far “parlare” il popolo, interrogarlo su tematiche delicate è sempre una grande opportunità e una lezione di democrazia. E questo germe di democrazia diretta va oggi applaudito, almeno per ciò che rappresenta; e chi politicamente – sottolineandone i soli rischi informatici – prova a ridurlo oggi a una semplice pagliacciata ha una visione davvero distorta e grossolana dello strumento consultivo, il quale potrebbe essere invece facilitato e garantito da piattaforme
Io non amo i “talebani della sicurezza assoluta”. Mai amati. Anche perché la “chiusura a prescindere” verso il voto elettronico avrà come prima e unica conseguenza quella di spianare la strada a soluzioni farlocche e meno sicure di voto anche politico. E questo non deve accadere perché sarebbe realmente pericoloso. Perché il voto elettronico si svilupperà e prenderà piede. Ci piaccia o no.
Poi leggo in questi giorni a proposito di questo presunto “hackeraggio” subìto dalla piattaforma SmartMatic che “non è possibile escludere che qualcuno sia entrato nei database con l’intento di studiare parti del software e cercare eventuali vulnerabilità“. Quindi si tratterebbe di un data breach presunto, ma non dimostrato. E forse questo data breach (o “data beach” come mi suggerisce il correttore automatico dello smartphone) si sta rivelando essere un po’ farlocco come il “referendum” a cui si riferisce.
Ma vedremo cosa accadrà in futuro perché quanto emerso merita massima attenzione. Merita massima attenzione perché di queste tematiche occorre interessarsi e discuterne con pacatezza e attenzione, considerato che è in gioco il futuro della nostra democrazia. E, infatti, a seconda delle scelte e degli utilizzi più o meno consapevoli degli strumenti digitali per manifestare indicazioni, preferenze o voti potranno cambiare radicalmente gli scenari della nostra partecipazione (più o meno) democratica alla vita del Paese.
Quindi vanno applauditi sia questo un po’ improvvisato “referendum elettronico” e sia questo a volte stucchevole processo alla sua sicurezza informatica poiché entrambi ha