La nave con cui salva i migranti in mare è stata perquisita, lunedì mattina, su richiesta dei pm che indagano su alcune ong sospettate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Save the children è anche tra le organizzazioni non governative che la scorsa estate hanno firmato il codice delle ong voluto dal governo. Il direttore generale Valerio Neri – secondo fonti anonime del mondo ong buon amico del premier Paolo Gentiloni – ha affermato che la ong aveva accettato perché il codice prevede la protezione armata scatti solo in casi già previsti dalla policy di sicurezza adottata dall’organizzazione. Save the children è la maggiore tra le organizzazioni firmatarie del codice di condotta: la Vos Hestia, appena perquisita, è in mare dal 2016 e ha salvato al 31 dicembre dello scorso anno 2.700 persone, di cui 400 bambini. Dalla Vos Hestia sono anche arrivate le segnalazioni sulle irregolarità commesse dalla nave Iuventa. E nell’ultimo anno, insieme alla collaborazione con il governo, è cresciuta l’entità dei fondi ricevuti dai ministeri italiani.
Quanto arriva dal governo – Rispetto al 2015, il 2016 per Save the children è stato un anno molto positivo. Le donazioni complessive sono passate da 80,4 milioni (che già rappresentava quasi un quinto in più del 2014) a 101 milioni: il 26% in più dell’anno precedente. Un contributo importante arriva proprio dal governo italiano. Se nel 2015 le elargizioni sono state di poco superiori a 1,3 milioni (dal Ministero degli Esteri 882.355 euro e da quello dell’Interno 535.121), nel 2016 le donazioni sono aumentate parecchio. Solo il Maeci ha messo 1,2 milioni di euro per progetti in Egitto, Palestina, Bosnia ed Albania. Diminuisce il contributo del Viminale (nel 2016 di 145.478 euro), il quale però è ancora in debito con Save the children per circa 420mila euro (per i progetti “Miglioramento della capacità del territorio italiano di accogliere minori stranieri non accompagnati” e “Praesidium IX”). Si aggiungono poi alla lista dei donatori anche il Ministero dei beni culturali e quello dell’Istruzione, per 39mila euro in totale.
L’aumento esponenziale dei finanziamenti dalla Commissione europea – Medici senza frontiere, la più influente tra le ong che non hanno firmato il codice di condotta, non riceve donazioni dall’Unione europea e dai 28 Stati membri dal giugno 2016. Al contrario di Save the children, che invece è molto sostenuta da Bruxelles. La ong dei bambini ha ottenuto nel 2015 2,9 milioni di euro, diventati 7,4 nel 2016. Il programma più importante finanziato dalla Commissione riguarda il Malawi e vale 3,7 milioni di euro: il Paese africano è stato duramente colpito da El Niño, fenomeno climatico che dal 2015 ha provocato prima inondazioni poi siccità in tutta l’Africa sud-orientale, con il conseguente rischio di accesso al cibo per milioni di persone. In Italia, invece, la Commissione europea finanzia soprattutto progetti di assistenza legale, di coordinamento tra diverse ong e di prevenzione dai rischi di abusi soprattutto online.
Donatori sempre più costanti – Nel 2016 i donatori attivi sono stati 402.634, di cui il 70% regolari, ossia donatori che hanno aderito a programmi di donazione. Il dato è inferiore rispetto agli oltre 480mila dell’anno precedente, eppure il contributo è stato più alto: 72,5 milioni contro 63,5. Diminuiscono anche i donatori una tantum, dal 7 al 5% del totale. I donatori infatti sono diventati sempre più stabili. La raccolta attraverso il cinque per mille vale poi altri 4 milioni di euro. È cresciuta anche la reputazione e la notorietà di Save the children: secondo la ong il 70% degli italiani la conosceva nel 2015, nel 2016 tre su quattro. Insieme alle donazioni degli individui, in particolare slegate da singole attività, crescono anche i fondi provenienti da aziende e fondazioni, passati da 10,5 milioni a 16,7. Questo ha permesso a Save the children di diventare un’organizzazione più grande e aumentare di conseguenza anche il numero di progetti: nel 2016 la struttura conta 276 membri dello staff e 1.800 volontari, contro i 230 membri staff e i 1.500 volontari dell’anno precedente. I progetti sono passati da 214 (d cui 48 in Italia) a 239 (di cui 64 in Italia). Anche i beneficiari dei progetti sono in aumento: da 3,9 milioni nel 2015 ai 4,2 nel 2016.
Dove spende Save the children – Per ogni euro raccolto, Save the children spende 17 centesimi in comunicazione e altri 3 centesimi circa per la gestione della macchina amministrativa. Il resto viene diviso principalmente tra il programma Italia-Europa, che prende circa 13 milioni di euro, e i Programmi internazionali, che ne prendono 65. In particolare, per il programma Italia-Europa due dei settori dove Save the children ha speso di più sono Protezione abuso e sfruttamento (2,3 milioni) e Povertà alimentare (2,9 milioni). La campagna per il terremoto di Amatrice ha speso invece 212.455 euro.
Il dialogo con il governo – L’organizzazione vanta due risultati ottenuti dalle istituzioni italiane nel 2016. Sono riassunte nella voce Policy change del Bilancio 2016. Nel marzo 2017 la Camera ha approvato infatti un disegno di legge per la realizzazione di un sistema d’accoglienza per i minori stranieri non accompagnati. La proposta era nata un anno prima proprio da Save the children. In più, nel Documento strategico e programmatico per il prossimo triennio il Ministero degli Esteri ha inserito tra i temi prioritari anche educazione inclusiva, migrazione e nutrizione. Il peso della ong è legato anche agli illustri consiglieri che svolgono il loro compito a titolo gratuito. Tra i più celebri ci sono l’ex ministro Enrico Giovannini, Linus di Radio Deejay, il segretario generale della Regione Lazio Andrea Tardiola e il vice presidente del Gruppo Bulgari Silvio Ursini. Fino alla newsletter di giugno e al bilancio 2016 pubblicato nello stesso mese, tra i consiglieri comparivano anche i nomi di Marco De Benedetti, presidente di Gedi, il gruppo editoriale di Repubblica e La Stampa; Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly e Patrizia Grieco, presidente di Enel spa. È ancora in carica il presidente, Claudio Tesauro, avvocato dello studio BonelliErede e presidente dell’Associazione antitrust italiana (Aai).