“Cara ti amo”. Qui Umberto Tozzi non c’entra, niente nenie sentimentali per conquistare una pupattola: semmai l’analisi comica della crepa apertasi migliaia di anni fa nel rapporto uomo-donna, l’impossibilità di scegliersi in modo naturale e istintivo, il rimando infinito a una schermaglia psico-logica dove la femmina chiede, sfida e giudica, mentre il maschio propone e finisce regolarmente impallinato dalle sentenze dell’interlocutrice. “Lui: Ti passo un cubetto di ghiaccio intinto nel Cointreau sulla pancia dopo di che ti scopo bendata/Lei: Non sono una troia/Lui: Allora in posizione canonica io sopra tu sotto?/ Lei: che palle!”. In un’antologia della dialettica tra i sessi, è il contraltare sardonico dell’appiccicume infoiato alla “Je T’aime Moi Non Plus”.
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