Jeff Flake è solo l'ultimo della lista ad attaccare il presidente. Un attacco frontale con un annuncio clamoroso ovvero che non si ricandiderà nelle elezioni di midterm del 2018. La politica, ha accusato, sta diventando "assuefatta" al "comportamento sconsiderato, vergognoso e indegno" della Casa Bianca.
“Ci sono momenti in cui uno deve rischiare la carriera per i principi. Mi alzo per dire ‘è troppo’. Col nostro silenzio e la nostra inazione disonoriamo i nostri principi, io non sarò complice o zitto”. Jeff Flake, senatore repubblicano dell’Arizona, è solo l’ultimo della lista ad attaccare il presidente Usa Donald Trump. Un attacco frontale con un annuncio clamoroso ovvero che non si ricandiderà nelle elezioni di midterm del 2018. La politica, ha accusato, sta diventando “assuefatta” al “comportamento sconsiderato, vergognoso e indegno” della Casa Bianca.
L’efficacia della leadership Usa nel mondo è stata messa in discussione, ha accusato Flake. Gli Usa, ha proseguito, hanno rinunciato ai principi a favore della rabbia e del risentimento. “L’istinto di trovare capri espiatori e di minacciare” trasforma gli Usa e il partito repubblicano in “gente timorosa e retrograda”, ha aggiunto. Prima di Flake un altro senatore, Bob Corker, presidente della commissione esteri, aveva puntato il dito contro il tycoon: poche ore prima della sua partecipazione ad una colazione di lavoro al Senato con i membri del Grand Old party, in una intervista alla Cnn lo ha accusato di essere “inadatto“, di “degradare” gli Usa, di avere “una grande difficoltà con la verità”, e di rompere le relazioni americane con gli altri Paesi. Corker ha ammesso che ora non lo sosterrebbe più nella corsa alla Casa Bianca. In successive dichiarazioni ai media, Corker ha continuato ad attaccare Trump, sostenendo che sta avvilendo il Paese “con il tentativo di fare il bullo, cosa che tutti vedono“. Corker lo ha accusato anche di alzarsi di fronte al popolo americano e dichiarare falsità che tutti sanno essere non vere”. Per il senatore è spiacevole che i giovani negli Usa e nel mondo siano testimoni del comportamento di Trump.
Una settimana fa era stato John McCain a criticare duramente Trump. Senza mai nominarlo e senza mai pronunciare il nome di Steve Bannon, il senatore repubblicano aveva condannato il “nazionalismo raffazzonato e falso” che ha portato l’America a rifiutare i suoi obblighi e abbandonare i suoi ideali, in un atteggiamento che “non è patriottico”. McCain aveva lanciato l’attacco da Philadelphia, dal palco dove riceve dall’ex vice presidente Joe Biden la medaglia alla libertà. “Avere paura del mondo che abbiamo organizzato e che abbiamo guidato per tre quarti di secolo, abbandonare gli ideali che abbiamo portato avanti nel mondo, rifiutare gli obblighi internazionali di leadership per il bene di un nazionalismo raffazzonato e falso inventato da persone che preferiscono trovare capri espiatori piuttosto che risolvere problemi non è patriottico.
In questo clima Trump parteciperà martedì a un consueto incontro settimanale dei senatori repubblicani a Capitol Hill, su invito del senatore del Wyoming, John Barrasso. È la prima volta che Trump terrà un intervento davanti ai senatori del Gop a Capitol Hill che invece sono stati già ospiti alla Casa Bianca.