Ieri sera, finalmente, il sadomaso è sbarcato sulla rete ammiraglia di Mediaset, Canale 5, in prima serata e con un labile divieto ai minori di anni quattordici. Oddio, sadomaso: in realtà si trattava di Cinquanta sfumature di grigio, traduzione filmica dell’omonimo bestseller per signorine. Ma tant’è, da critico di costume non potevo certo mancare l’appuntamento; da commentatore politico, poi, non potevo perdermi una fiction che riproduce il rapporto decennale fra l’Italia e Berlusconi. Così ho acceso la tv, in ritardo, per saltare i preliminari, ho finto pateticamente sorpresa – toh, danno le Cinquanta sfumature – e, per togliere ogni sospetto di morbosità alla cosa, ho cercato di convincere la famiglia a partecipare.
Non è andata benissimo. Mia moglie, dopo una giornata di lavoro alla Asl, ha detto che le bastava il rapporto sadomaso con la Sanità pubblica ed è andata a dormire. Il figlio maggiore, quello più serio, ha fatto una smorfia ed è subito uscito, dicendo che andava a un’orgia con certe Erasmus thailandesi amiche sue, ma secondo me era una scusa. Il figlio minore, ma ultraquattordicenne, al solo sentire le parole «Canale 5», «cinquanta» e «grigio» ha risposto polemicamente che non gli interessavano i programmi per la terza età. Mi ha piantato in asso persino la gatta, che da quando una sua foto ha avuto un certo successo su Facebook si è montata definitivamente la testa.
Sullo schermo, nel frattempo, i preliminari proseguivano, sinché il giovane e piacente miliardario si è rivelato un sadico e l’ingenua cercatrice di mariti si è dichiarata vergine: o il contrario, adesso non ricordo. Finalmente si entra nel vivo, mi son detto, e ho smesso di prendere appunti per la spesa del giorno dopo. In effetti, ma erano ormai le dieci e mezza, un po’ di movimento a quel punto c’è stato. Ma niente di che. Nulla che non si veda, ormai, anche nei corsi di educazione sessuale per le scuole di suore, come quella frequentata dalla mitica Moana Pozzi. Come se non bastasse, d’ogni tanto partiva la pubblicità, e spesso non riuscivo a distinguerla dal film.
Devo dirla tutta? Me ne vergogno come un ladro, ma confesso che verso le undici, mentre davano le previsioni del tempo, e il porno soft degenerava in romanticismo, ho cominciato a sfogliare distrattamente la Critica della ragion pura, che tengo sempre a portata di mano per i momenti di noia. Ora, non so voi, ma a me succede sempre così: finisce che la lettura di Kant mi prende, sinché mi dimentico di tutto quel che capita intorno. A farla breve: quasi senza accorgermene ho spento la televisione e finalmente mi sono eccitato.