I nemici di papa Francesco non sanno più che cosa inventarsi. Ogni suo atto di governo viene strumentalizzato nel disperato tentativo di disarcionare Bergoglio. Perfino la lettera che il Papa ha scritto al cardinale africano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è stata letta in ambiti conservatori come uno sgambetto di Francesco verso uno dei suoi collaboratori nella Curia romana.

Partiamo dai fatti. In data 9 settembre 2017 viene pubblicato il motu proprio Magnum principium con il quale il Papa modifica il canone 838 del Codice di diritto canonico. Si tratta di una norma che regola la traduzione dei testi liturgici nelle lingue locali. Una modifica tecnica, quindi, da addetti ai lavori, nulla per cui valga la pena stracciarsi le vesti. Eppure, il cardinale Sarah, il 30 settembre successivo, divulga una nota con una personalissima lettura dell’atto papale che in realtà contraddice quanto stabilito per legge da Bergoglio.

Trascorrono due settimane e il Papa, vista la confusione creata dal commento del porporato africano, si vede costretto a indirizzargli una lettera con la quale lo sconfessa pubblicamente correggendolo e ripristinando il significato autentico del suo motu proprio. “Infine, Eminenza, – conclude Francesco nella sua missiva – ribadisco il mio fraterno ringraziamento per il suo impegno e constatando che la nota Commentaire è stata pubblicata su alcuni siti web, ed erroneamente attribuita alla sua persona, le chiedo cortesemente di provvedere alla divulgazione di questa mia risposta sugli stessi siti nonché l’invio della stessa a tutte le Conferenze episcopali, ai membri e ai consultori di codesto dicastero”.

La correzione papale, però, ricompatta il fronte degli oppositori di Bergoglio. Il cardinale Sarah, infatti, è da tempo considerato uno dei principali avversari del magistero di Francesco. I suoi ultimi libri, “La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore” che ha la prefazione di Benedetto XVI e “Dio o niente”, hanno fatto molto rumore per l’affinità delle posizioni del porporato con il pontificato di Ratzinger, ma non certo con quello di Bergoglio. Eppure il Papa è rimasto a guardare in silenzio fino a quando non ha visto sabotato pubblicamente un suo atto di governo. Solo in quel momento ha giustamente richiamato il suo capo dicastero al rispetto della nuova legge.

Francesco ha agito come ogni buon capo di governo che riprende un suo ministro che non solo contesta, ma addirittura propone una lettura difforme se non addirittura contraria alle leggi volute dall’esecutivo. Il cardinale Sarah ha tutto il diritto di avere un’opinione diversa da quella del Papa, così come ha tutte le possibilità per esprimerla con estrema chiarezza a Bergoglio. Ma ciò ovviamente prima dell’approvazione e della pubblicazione di una legge canonica. Dopo bisogna soltanto applicarla.

Questa contestazione pubblica da parte di alcuni ministri del “governo di Francesco”, come è avvenuto con l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller e dei quattro porporati contrari alle aperture ai divorziati risposati, rischia di essere attribuita alla “umanizzazione del papato” incarnata da Bergoglio. Nulla di più falso.

La vicinanza ai poveri e agli scartati dalla società, lo stile di vita semplice e umile del Papa latinoamericano non possono giustificare atti di vera e propria insubordinazione verso il nocchiero della barca di Pietro. E ciò è ancor più grave se viene esercitato, come denunciato dai collaboratori di Francesco, in ambiti come la pedofilia del clero.

Alla vigilia del compimento del quinto anno di pontificato e sulla soglia degli 81 anni di vita, Bergoglio è entrato in una fase matura del suo governo e ha deciso di rispondere pubblicamente a questi veri e propri atti di delegittimazione. Ciò senza temere inevitabili ritorsioni di una Curia cortigiana e corrotta che da secoli è impegnata esclusivamente nella difesa del suo potere, tra lussuria, mondanità e lusso sfrenato. Müller è stato sollevato dal suo incarico. Sarah si dimetterà?

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