La nuova sentenza sulle violenze in occasione del G8 di Genova del 2001 evidenzia la debolezza del sistema italiano che fino a luglio non aveva un reato idoneo per punire tali vicende. I dem dichiarano che la lacuna è stata sanata, ma dal Consiglio d'Europa arrivano due smentite. E i magistrati che si occuparono dei processi sul G8 già a luglio scorso avevano scritto una lettera dicendo che il "reato così concepito era inapplicabile"
La Corte europea dei diritti umani condanna ancora l’Italia per i fatti di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001. E l’Italia ancora una volta si fa trovare senza una legislazione adeguata per punire vicende di tale entità. La ministra per i rapporti con il Parlamento Pd Anna Finocchiaro ha esultato su Twitter: “Oggi contro fatti così gravi abbiamo la legge che punisce il reato di tortura“. Un’affermazione smentita dallo stesso commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks e dal Cpt, organo anti tortura del Consiglio d’Europa: “Non basta”, è il concetto espresso. Già a luglio, ai tempi dell’approvazione del ddl, pm e giudici titolari dei processi sull’irruzione alla scuola Diaz e sui fatti avvenuti a Bolzaneto avevano definito il reato di tortura introdotto “in concreto inapplicabile”. I 5 stelle contro il Pd: “Parla a vanvera, avendo il partito affossato una vera legge sulla tortura, perché deve barcamenarsi in una maggioranza condivisa con Fi e Lega”, ha detto il grillino Vittorio Ferraresi. La replica del capogruppo in commissione Giustizia Walter Verini: “Perché parlare sempre con astio?”.
La #CEDU ha sanzionato l’Italia per #Bolzaneto. Ma oggi contro fatti così gravi abbiamo la legge che punisce il reato di #Tortura.
— Anna Finocchiaro (@FinocchiaroAnna) October 26, 2017
La Corte europea dei diritti umani, nel condannare l’Italia (non solo per Bolzaneto, ma anche per la morte di due detenuti nel carcere di Asti), non si è pronunciata sulla legge sulla tortura entrata in vigore lo scorso luglio perché non applicabile al tempo dei fatti in esame. La nuova normativa italiana è stata criticata da due altri organi del Consiglio d’Europa e dall’avvocato Nicolò Paoletti, legale di alcuni dei ricorrenti di Bolzaneto e, prima ancora, per la Diaz. Il primo è stato infatti Muiznieks: “Anche se la nuova legge”, ha detto all’agenzia Ansa, “ha riempito un enorme vuoto nel sistema italiano di protezione dei diritti umani e ha colmato alcune deficienze evidenziate dalla corte di Strasburgo nella sentenza Cestaro, la definizione di tortura adottata potrebbe portare all’impunibilità di certi atti, il che creerebbe appigli per l’impunità”. Muiznieks ha criticato in particolare i tempi di prescrizione previsti dalla legge che “potrebbero indebolire notevolmente la possibilità delle autorità di processare e condannare chi commette atti di tortura, e trattamenti inumani e degradanti e quindi la possibilità per le vittime di ottenere giustizia”.
A preoccupare invece il Cpt, l’organo anti tortura del Consiglio d’Europa, che aveva criticato il testo di legge quando era in discussione, non sono solo i tempi di prescrizione ma il fatto che “gli atti di tortura inflitti da un pubblico ufficiale non sono considerati un reato autonomo ma un fattore aggravante“. Inoltre il Cpt punta anche il dito sul fatto che in base alla nuova legge perché ci sia tortura, l’atto deve essere reiterato. Infine secondo l’avvocato Nicolò Paoletti, legale di alcuni ricorrenti di Bolzaneto, la legge approvata a luglio non è in linea con quanto prescritto dai trattati internazionali ratificati dall’Italia, e in particolare con l’articolo 1 della convenzione Onu sulla tortura e l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Questo, afferma il legale “renderà ancora più incerta e difficile la punibilità” degli atti di tortura e dei trattamenti inumani e degradanti per come sono definiti nella Convenzione Onu e dalla giurisprudenza della corte di Strasburgo.
Contro il governo e la maggioranza che ha approvato il ddl tortura a luglio si sono espressi gli esponenti di Sinistra italiana e del Movimento 5 stelle. “Una legge c’è”, ha detto il segretario di Si Nicola Fratoianni, “ma si tratta di un testo inefficace e sostanzialmente inapplicabile a vicende come quella. Diciamo grazie alla Corte Europea per questa sentenza, sperando che serva di monito contro ogni tentazione di ripetere comportamenti come quelli che abbiamo visto a Genova”. Così pure il capogruppo M5s in commissione giustizia Vittorio Ferraresi: “Sono sconcertanti le frasi del Pd che parla a vanvera, avendo il suo partito affossato una vera legge sulla tortura, perché deve barcamenarsi in una maggioranza condivisa con Fi e Lega. Infatti abbiamo una legge che è una scatola vuota, servita solo a lavarsi un poco la coscienza ed evitare ulteriori condanne dall’Europa. Quanto accaduto a Bolzaneto sarà possibile superarlo definitivamente solo quando sarà impedito allo Stato di diventare torturatore con leggi serie e severe”.
Alle critiche ha replicato il capogruppo Pd in commissione Giustizia Walter Verini: “Vorrei informare i 5 Stelle che ora in Italia esiste una legge contro il reato di tortura. Questo Parlamento l’ha approvata nel luglio scorso. Perché parlare sempre con astio e parole vuote, negando l’evidenza?”. E ha aggiunto: “Proprio guardando al passato e ad episodi terribili come Bolzaneto su cui giustamente è intervenuta anche la Corte europea abbiamo voluto approvare una norma, nel contesto di questa legislatura, che punisca un pubblico ufficiale responsabile di tortura. Lo abbiamo fatto sapendo che le Forze dell’Ordine e della Sicurezza sono sane e lavorano con rigore e professionalità e che singoli comportamenti violenti sono inaccettabili, non vanno tollerati da uno Stato democratico ma sanzionati con norme come quelle che abbiamo votato, che nessuno ha affossato, e che sono in vigore”.