Botta e risposta tra i vescovi e il governo sul lavoro. Per la Cei, i giovani pagano il “costo iniquo di una politica miope” che “non ha avuto la lungimiranza di guardare al futuro”. Una “situazione inaccettabile” anche per la Conferenza episcopale italiana che bacchetta le strategie per incentivare il lavoro. È il presidente dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti, a criticare chi “ha sprecato risorse importanti del Paese” e quindi “mai come oggi serve una politica coraggiosa che scelga come norma di indirizzo l’imperativo del bene comune”, perché “il tempo delle chiacchiere è finito”. Una presa di posizione dura, anche nei confronti degli ultimi governi, che ha spinto il ministro per la Coesione Claudio De Vincenti a replicare: “Se c’è una ripresa economica, anche parziale, la rivendico al lavoro fatto”.
Per Bassetti c’è bisogno di prendersi cura della popolazione “a partire dai poveri e dai giovani, in modo autentico con provvedimenti concreti e non solo a parole”. Le parole, infatti, ha spiegato il presidente della Cei, “se le porta via il vento, i provvedimenti concreti sono invece un tentativo realistico per il futuro dell’Italia e dell’Europa”. Per De Vincenti, invece, il governo ha “preso provvedimenti concreti” e si sta “rimboccando le maniche” affrontando “crisi aziendali difficilissime”.
Il focus di Bassetti è però sui giovani “principale comune denominatore” delle disuguaglianze nel mondo del lavoro: “Reddito e occupazione non solo stanno favorendo le generazioni più ‘vecchie’, ma stanno incentivando una drammatica emigrazione di massa dei nostri giovani”, ha spiegato il cardinale. Una riflessione che trova conforto nel Rapporto Italiani nel Mondo, diffuso pochi giorni fa: nel 2016 sono 126mila gli italiani emigrati e il 39% ha tra i 18 e i 34 anni. In buona parte giovani, appunto. “Lo voglio dire senza tentennamenti: questa situazione è inaccettabile – ha aggiunto Bassetti – Si tratta di un fenomeno ingiusto che è il risultato di un quadro sociale ed economico dell’Italia estremamente preoccupante”.
Poi la proposta: “Un grande Piano di sviluppo per l’Italia, che si basi su due elementi di cruciale importanza: la famiglia e la messa in sicurezza del territorio. Bisogna avere il coraggio di investire su questi due fattori che possono essere concretamente due traini per il mondo del lavoro e per un migliore equilibrio della società”. Il cardinale ha aggiunto che occorrerebbe “mettere a sistema aziende private e pubbliche, snellire procedure e regolamenti e fare degli investimenti mirati nel tempo che possano portare ad assumere i nostri giovani laureati sia in materie scientifiche che umanistiche, operai specializzati e semplice manovalanza”. “Il mio sogno – ha concluso Bassetti – è quello di un grande progetto per l’Italia ispirato da quel clima di ricostruzione del Paese che aveva animato i Padri costituenti e tutta quella gente semplice che, dopo la seconda guerra mondiale, o dopo i grandi disastri come l’alluvione del Polesine o il terremoto del Friuli, si è rimboccato le maniche e in silenzio ha ricostruito il Paese casa per casa, strada per strada, scuola per scuola”.