Ci ha lasciati a 65 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. Dopo aver inventato il domenicale del Manifesto e il supplemento LaTalpa libri, Cesari aveva avuto una intuizione rivoluzionaria nell’austero panorama editoriale italiano di quegli anni
Addio Severino Cesari. Uno dei più importanti editor dell’industria letteraria italiana ci ha lasciati a 65 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. Dopo aver inventato il domenicale del Manifesto e il supplemento LaTalpa libri, Cesari aveva fondato nel 1996 assieme a Paolo Repetti la collana Stile Libero all’interno della casa editrice Einaudi. Intuizione rivoluzionaria nell’austero panorama editoriale italiano di quegli anni, Cesari e Repetti compresero che esisteva uno spazio di pubblicazione alternativo alla classicità proprio all’interno di uno dei marchi editoriali più longevi d’Italia.
Prolungamento della collana Ritmi per l’editore Theoria, Stile Libero vide subito la pubblicazione di un testo di cui si è discusso per vent’anni come mito fondativo di una certa tendenza della letteratura contemporanea, quel Gioventù Cannibale che ebbe tra i suoi autori figure come Niccolò Ammaniti, Aldo Nove, Daniele Luttazzi, Andrea G. Pinketts e Massimiliano Governi. Poi nel 1997, tra altre decine di pubblicazioni, ecco uno dei primi pulcini della levata Stile Libero: Simona Vinci con il suo primo romanzo Dei bambini non si sa niente.
Nel 2000 invece Cesari e Repetti acciuffano un altro irregolare della letteratura italiana come Paolo Nori e ne pubblicano il terzo romanzo, Spinoza, lanciandolo letteralmente in pasto al grande pubblico. All’interno di Stile Libero però arrivano anche testi di Dario Fo, Roberto Benigni e Vincenzo Cerami per un amalgama originale tra esordienti di classe e grandi nomi anticonformisti della parola, soluzione peculiare che caratterizzerà forma e contenuti della collana einaudiana fino a metà del primo decennio degli anni duemila quando Stile Libero metterà in catalogo decine di titoli all’anno comprendendo autori di culto come Wu Ming, Joe R. Lansdale e David Foster Wallace.
“Con Repetti ci divertimmo ad immaginare una collana che non c’era”, spiegò Cesari in un’intervista che si può reperire online sul sito dell’Enciclopedia Treccani. “L’idea era quella di una Collana che si aprisse molto a ciò che interessava ad un pubblico potenzialmente nuovo unita ad un grande editore con la sua eleganza, il suo catalogo e il suo marchio (…) Ci chiedevamo sempre ‘dov’è l’energia nuova?’ Il primo libro in cui la trovammo fu proprio Gioventù Cannibale. La stessa energia non ancora diventata canone la sentimmo in Simona Vinci che divenne un caso internazionale, e poi in quei quattro ragazzi di Bologna che si chiamavano Luther Blissett con Q.”. “Era l’inizio degli anni Ottanta e Severino vi era arrivato da poco (al Manifesto ndr), proveniente, credo, da un altro giornale di quella che allora era l’estrema sinistra, Il quotidiano dei lavoratori”, ha rievocato sul filo dei ricordi il suo rapporto con Cesari, lo scrittore Marco Belpoliti.
“Nonostante che lo stigma del periodo fosse l’ideologia, manifestata in ogni modo e a ogni livello, lui non aveva nulla di simile. Non che ne fosse privo, non mancava di una visione del mondo, tuttavia non la metteva mai avanti, non entrava nei discorsi che s’intrecciavano con lui”. Negli ultimi anni Cesari ha raccontato la sua quotidiana convivenza con le cure anticancro dalla sua pagina Facebook, spiegando particolari medico-scientifici e sensazioni, umori e mai piagnistei in prima persona con una limpidezza umana e morale da far venire i brividi. Secondo l’Ansa queste sue riflessioni dovrebbero diventare un libro.