E' la prima sentenza del genere in Italia. Caduto il reato di epidemia dolosa. Tra le vittime un bambino nato da una sua ex partner che ha contratto il virus dalla madre durante il parto e ora è affetto da hiv e encefalopatia. Le donne presenti in aula per la sentenza: "Giustizia è fatta"
I pm avevano chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno. Ma i giudici della III Corte di d’Assise di Roma, dopo oltre 10 ore di camera di consiglio, hanno deciso di condannarlo a 24 anni di carcere. Per Valentino Talluto, il 33enne accusato di aver contagiato con l’Hiv, tramite rapporti non protetti, 32 giovani donne tra cui molte sue ex partner, è infatti caduto il reato di epidemia dolosa. E’ stato ritenuto colpevole solo di lesioni gravissime nei confronti delle vittime del contagio. Altre 25 persone sono state infettate indirettamente: tra loro alcuni uomini infettati da donne che avevano avuto rapporti con lui e un bambino nato da una sua ex partner che ha contratto il virus dalla madre durante il parto e ora è affetto da hiv e encefalopatia. A questi si sommano una ventina di donne scampate all’infezione, tra le quali una che era incinta al momento dei rapporti sessuali con Talluto, e tre uomini che non hanno contratto il virus pur avendo avuto rapporti a tre con lui e le sue partner.
La decisione è stata pronunciata nell’aula bunker di Rebibbia: presenti oltre all’imputato le ragazze vittime dell’infezione che si sono costituite parte civile e dopo la sentenza hanno pianto e si sono abbracciate, dicendo che “giustizia è fatta”. “Questa sentenza fa giurisprudenza perché non c’è mai stato alcun precedente in materia – ha commentato la pm Elena Neri – anche perché nessuno ha mai fatto quello che ha fatto Talluto”.
La difesa nella sua arringa ha sostenuto che il suo è stato un “comportamento irresponsabile, ma non voleva trasmettere il virus” , in ogni caso “il suo fine pena mai l’ha già avuto perché rimarrà per tutti ‘l’untore'”. Chi ha indagato sulla vicenda l’ha considerato invece l’unico responsabile di decine di infezioni, anche se il suo ceppo virale di hiv “è quello più diffuso in Italia e in Europa” e “in casi come questi, non si è di fatto possibile stabilire chi ha infettato, come e quando”.
Valentino Talluto è “autore di una strage sociale, causata da una efferata sregolatezza nella quale lui era assolutamente consapevole che con rapporti non protetti avrebbe contagiato le sue partner”, ha detto Irma Conti, legale di parte civile, secondo la quale l’imputato ha colpito le sue vittime con “diabolica programmazione, contagiandole e conoscendo benissimo il modo per trasmettere il virus, come evitarlo, e consapevole della sua portata lesiva”. Nessuna di loro sapeva quanto rischiava perché a nessuna l’uomo confidava di essere sieropositivo. A tutte chiedeva di non usare il profilattico per provare maggior piacere durante i rapporti.
I fatti presi in esame dalla polizia giudiziaria del tribunale di Roma sono avvenuti tra il 2006, quando l’uomo ha saputo di essere sieropositivo dopo aver fatto un test hiv, e il 2015. L’indagine è partita dalla denuncia di una delle vittime, che dopo aver sentito da alcuni amici in comune che l’uomo era sieropositivo lo ha incalzato chiedendo di sapere la verità. Lui negava e quando lei, dopo essersi sottoposta al test, ha scoperto di essere sieropositiva, lo ha denunciato. Era l’inizio del 2015: di lì è nata l’inchiesta della procura di Roma, che ha portato all’arresto di Talluto il 24 novembre del 2015. La sera prima, il 23 novembre, Valentino ha avuto l’ultimo rapporto non protetto con una delle sue partner, conosciute in chat: era a conoscenza di essere sotto indagine per il contagio da hiv fin dal marzo 2015, e in aprile era stato sentito dagli inquirenti, accompagnato dal suo avvocato.