Domenica scorsa si sono svolti i referendum in Lombardia e Veneto per ottenere, come hanno detto i governatori, che i “nove decimi delle tasse restino nella nostra regione” in modo che le maggior risorse possano essere destinati ai rispettivi sistemi sanitari.

Chi scrive si è recato al voto perché ritengo valida, nel rispetto della Costituzione, tale proposta. Il problema è che occorre prima attuare sistemi di controllo regionali in cui non si possano insinuare organizzazioni che possano sottrarre le attuali risorse utili al bene del cittadino. In sanità, più che nel resto, visto che si spendono circa l’80% di ciò che è destinato alle Regioni. Con una precisione assoluta, infatti qualche giorno dopo si è appreso del nuovo processo per tangenti in sanità per Roberto Formigoni, per il suo braccio destro Paolo Alli ed il suo braccio sinistro Carlo Lucchina.

Consiglierei al Presidente Maroni, che si candiderà in primavera per il rinnovo del mandato di governatore, di liberarsi definitivamente della scia lasciata nell’assessorato regionale lombardo alla Sanità, a cominciare proprio da Formigoni per proseguire con Mantovani e Rizzi. Credo che prima di chiedere di trattenere più soldi sul territorio, pagati dalle tasse dei cittadini lombardi, occorra garantire che questi soldi non vengano usati per fini privati. Occorre forse avere un tecnico fuori dai giochi politici che abbia delle idee innovative che partano proprio da controlli a campione sui pazienti e non sulle cartelle cliniche per snidare esami inutili, o peggio interventi superflui, utili solo per aumentare vorticosamente il fiume di soldi spesso deviandone il percorso.

Vuole provare ad ascoltarmi, presidente Maroni?

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