Il sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin e il suo ex assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, che nel frattempo ha assunto lo stesso incarico a Roma nella giunta di Virginia Raggi, sono indagati per turbativa d’asta per la gara indetta dalla Società porto industriale (partecipata al 61,4% dal Comune) per l’individuazione di un advisor legale che seguisse le procedure per la richiesta di concordato preventivo.
E’ stato il primo cittadino ad annunciarlo con un post su facebook in cui scrive di aver saputo dell’indagine “ieri sera: mi è stato infatti recapitato a casa un atto con cui il Pm ha chiesto la proroga di 6 mesi per le indagini su quanto avvenuto il 27 febbraio del 2017. Indagini di cui non ero a conoscenza ma che, da quanto si legge, sono state prorogate fino al 28 marzo 2018″. In tarda serata anche Lemmetti ha pubblicato un post sul social network: “A quanto pare sarei indagato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Livorno. Si tratta di un’indagine rispetto alla quale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia o altre comunicazioni”.
Nogarin spiega che “da quanto ha potuto ricostruire si potrebbe trattare della gara indetta a inizio anno dal Cda di Spil, Società porto industriale partecipata al 61,4% dal Comune di Livorno, per l’individuazione di un advisor legale, che seguisse le procedure per la richiesta di concordato preventivo. Una gara che, alla fine, è stata annullata“. “Io non faccio parte del Cda di Spil”, aggiunge il sindaco, “potrebbe trattarsi di un atto dovuto a seguito di un esposto. Massimo rispetto per i magistrati. Come sempre – conclude – vi terrò informati dei futuri sviluppi”. Nogarin e Lemmetti sono entrambi indagati anche nell’inchiesta sulla società dei rifiuti Aamps finita in concordato preventivo.
Lemmetti su fb scrive di non essere al corrente dei contenuti dell’inchiesta, “ma a quanto ho potuto ricostruire riguarderebbe una presunta turbativa d’asta in una gara indetta dal consiglio di amministrazione della Società del porto industriale di Livorno, all’interno della quale non ho mai ricoperto alcun ruolo”, sottolinea.
“In attesa di ricevere informazioni ufficiali, sono a disposizione degli inquirenti per qualunque chiarimento e ho piena fiducia nel loro operato”, conclude.
La gara citata dal sindaco potrebbe essere quella per l’approvazione del piano di risanamento bandita a metà del 2016 che non fu una gara vera e propria né una procedura di affidamento ma – come si legge nel bando – un avviso per “manifestazione di interesse”. La procedura fu poi annullata ma l’iter seguito potrebbe aver dato adito all’esposto citato da Nogarin come possibile origine dell’indagine. Legate a quella vicenda sarebbero le dimissioni avvenute a marzo del presidente Barbara Ferrone e del vicepresidente Maurizio Paponi, entrambi scelti dal M5S. Ufficialmente per motivi personali ma lo stesso Nogarin, all’epoca, si lasciò sfuggire che “ci sono stati dei problemi per l’aggiudicazione dell’advisor legale, collegio sindacale e organo amministrativo si sono fatti dei rilievi…”.
Il Porto è da tempo anche al centro di una complessa vicenda che vede interessi contrapposti finire in tribunale. Giusto poche settimane fa si è appreso che la Compagnia portuale di Livorno (Cpl) ha trascinato il comune e la stessa Spil davanti al Tar chiedendo un maxirisarcimento da 22 milioni di euro per l’annullamento del bando per vendere l’80% di una società che, nata dalla costola di Spil, ha in pancia le “zolle d’oro” di Paduletta: è un’area-chiave a ridosso della Darsena Toscana, ed è al centro di una battaglia per gli equilibri di potere in porto.