“C’è solo una ragione per non adeguare l’età pensionabile alla speranza di vita”, come adesso chiede anche il Pd. E’ “la prossima campagna elettorale“. E i sindacati dal canto loro “sembrano seguire le stesse logiche del ciclo politico dei parlamentari“: “Non difendono i salari che contribuirebbero a pagare le pensioni” e “con il loro comportamento stanno minando alle basi il sistema pensionistico”. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, in un’intervista a Repubblica, avverte ancora una volta che la tentazione di rinviare l’adeguamento dell’età di uscita, destinata a salire a 67 anni nel 2019, è rischiosissima per i conti pubblici. Ma stavolta la inquadra senza mezzi termini nel clima pre-elettorale e accusa anche i rappresentanti dei lavoratori.
Sulle parole del leader del Pd Matteo Renzi, secondo cui bisogna “prendersi sei mesi, che non costa nulla, per decidere sull’aumento dell’età pensionabile”, Boeri è netto: “Ci vorrà una legge, quindi una riforma pensionistica, anche solo per spostare l’adeguamento al 2018. Anche ammesso e non concesso che dopo le elezioni si facesse l’adeguamento a cinque mesi, questa controriforma delle pensioni ci esporrebbe a grandi rischi in un momento di forti tensioni internazionali e di irrigidimento della politica monetaria“.
“Ciò”, ricorda l’economista, “potrebbe provocare un forte aggravio dei costi del servizio del debito pubblico e un conseguente aumento dello spread. Ricordo che un punto in più di tasso di interesse sui nostri titoli di Stato costa circa 2 miliardi di euro all’anno, vale a dire cinque volte le risorse destinate alla decontribuzione per l’anno prossimo in una manovra che dovrebbe finalmente guardare ai giovani”. Spread a parte, “se non si facesse l’adeguamento a 67 anni adesso e lo si facesse nel 2021, come prevede la clausola di salvaguardia della legge Fornero, senza più aggiornamenti successivi, da qui al 2040 la somma degli aggravi di costo arriverebbe a 140 miliardi di euro“. Ci sarebbero, inoltre, “effetti negativi sulla pianificazione delle uscite anticipate dal lavoro perché si creerebbe incertezza. Chi vuole usufruire dell’Ape volontaria deve, infatti, sapere quando può lasciare la sua attività. E le imprese devono sapere quando potranno andare in pensione i loro lavoratori”.
Per quanto riguarda i sindacati, “ormai si battono solo per far aumentare la spesa pensionistica. Non difendono i salari che, tra l’altro, contribuirebbero a pagare le pensioni. Sembrano seguire le stesse logiche del ciclo politico dei parlamentari. Con il loro comportamento stanno minando alle basi il sistema pensionistico, mettendo a grave rischio gli stessi pensionati” che “hanno un bisogno disperato di più giovani che lavorino con salari più alti e di immigrati regolari che versino i contributi”.
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha reagito dicendo che Boeri “fa un’operazione ‘so tutto io’ e non dà i dati che servirebbero, questo è insopportabile”. Infatti “oggi ci dà una notizia: ha i dati sulla speranza di vita nelle diverse professioni, dati che dovrebbe mettere a disposizione, rendere pubblici, trasparenti. Se facesse più il lavoro da presidente dell’Inps che intervenire nel dibattito politico contribuirebbe a darci informazioni”. Invece “continua a fare numeri e lanciare strali privi di riscontro, di qualunque pezza d’appoggio, contrapponendo l’aumento dell’età pensionabile con i giovani, senza fornire una documentazione”.