Obbligo dei genitori di andare a prendere i minori di 14 anni a scuola, anche alle Medie. La regola, ribadita nei giorni scorsi dopo un’ordinanza della Cassazione, ha creato numerose polemiche. La ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, in un primo momento, intervistata su La7 da Tagadà, l’ha difesa dicendo che “lo prevede la legge” e che “per i nonni è un grande piacere andare a prendere i nipoti”. Poi questa mattina in consiglio dei ministri ha detto di aver sollevato il problema. Sul tema è intervenuto anche il segretario Pd Matteo Renzi: “Sono allibito”, ha detto. E ha annunciato che “ha chiesto di cambiare la legge”. Il giorno dopo la riconferma alla guida di Bankitalia di Ignazio Visco, in contrasto con la mozione di sfiducia degli stessi renziani, e dell’addio al gruppo Pd di Pietro Grasso in polemica con l’approvazione della legge dei nominati, il segretario dem sceglie di parlare di scuola con un post su Facebook. “Il mondo politico parla di legge elettorale, Banca d’Italia, polemiche”, ha scritto. “Ma basta entrare in una chat di genitori di ragazzi delle medie per capire che stamani l’Italia discute di altro. Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c’entra niente. Il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo”. Per questo, “ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile del dipartimento scuola del Pd, di cambiare la legge e di presentare già la settimana prossima un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola”.

La Fedeli nei giorni scorsi aveva commentato: “Questa è la legge”. Oggi, al termine del consiglio dei ministri, ha detto di aver “posto il tema”: “È un argomento su cui abbiamo fatto un lungo approfondimento. Come spiegato anche ieri in un lungo comunicato, le scuole, attualmente, stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell’incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni. La recente ordinanza della Cassazione ha sollevato un problema che era preesistente, che è molto delicato e non va sottovalutato in nessun aspetto. Come ho dichiarato anche nei giorni scorsi, se si vuole cambiare l’ordinamento serve un intervento in Parlamento. Saluto per questo con favore quanto dichiarato dalla deputata del Pd Simona Malpezzi che presenterà già la prossima settimana in Parlamento una proposta di legge”.

La Cassazione, in particolare, ha stabilito che il coinvolgimento di un minore in un incidente fuori dal perimetro scolastico non esclude la responsabilità della scuola. Nel caso specifico, un bambino di 11 anni era stato investito dall’autobus di linea sulla strada pubblica all’uscita di scuola. La Cassazione ha affermato che l’obbligo di vigilanza in capo all’amministrazione scolastica, discendeva da una precisa disposizione del Regolamento d’istituto, ma il ministero dell’istruzione precisa che la responsabilità della scuola sussiste non solo se il Regolamento di istituto impone al personale scolastico compiti di vigilanza: “in realtà – si legge in una nota del ministero di Viale Trastevere – la responsabilità della scuola si ricollega più in generale al fatto stesso dell’affidamento del minore alla vigilanza della scuola. La Cassazione civile ha infatti più volte affermato il principio secondo cui l’istituto scolastico ha il dovere di provvedere alla sorveglianza delle allieve e degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati e quindi fino al momento del subentro, almeno potenziale, della vigilanza dei genitori o di chi per loro. Secondo la Cassazione, il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni è di carattere generale e assoluto, tanto che non viene meno neppure in caso di disposizioni impartite dai genitori di lasciare il minore senza sorveglianza in luogo dove possa trovarsi in situazione di pericolo”. Le finalità di questo obbligo di vigilanza “sono duplici: impedire che il minore compia atti illeciti e salvaguardarne l’incolumità”.

“Le scelte e le decisioni dei presidi, in materia di tutela dell’incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni”, ha detto la ministra Fedeli, “sono conformi al quadro normativo attuale, come interpretato ed applicato dalla giurisprudenza. È una questione di assunzione di responsabilità nell’attuazione di norme che regolano la vita nel nostro Paese, pensate per la tutela più efficace delle nostre e dei nostri giovani”. “Le leggi e le pronunce giurisprudenziali, come quella della Cassazione, vanno rispettate e se si vuole innovare l’ordinamento su questo tema occorre farlo in Parlamento, introducendo una norma di legge che, a certe condizioni, dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità giuridica, anche penale, dirigenti e personale scolastico al termine dell’orario di lezione”. Comunque, dice ancora Fedeli, il ministero non prenderà una posizione univoca su questa questione con qualche circolare perché “non ha questa funzione né questa responsabilità”. “Stiamo parlando di leggi a tutela dell’incolumità e delle responsabilità legate ai minori”. Quanto alla tesi di chi sostiene che in questo modo non si facilita l’autonomia dei propri figli, Valeria Fedeli è convinta che “si può far sperimentare autonomia ai ragazzi non soltanto nel rapporto casa-scuola, scuola-casa”. E poi ci sono sempre i nonni: “E’ un grande piacere per i nonni andare a prendere i nipotini. La considero una cosa fantastica. Potessi farlo!”.

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