La violenza sessuale “non sussiste” e per questo Mario Placanica è stato assolto. Lo ha deciso il Tribunale di Catanzaro al termine del processo nei confronti dell’ex carabiniere che sparò e uccise Carlo Giuliani durante il G8 di Genova nel 2001 (fatto per il quale era già stato prosciolto dal tribunale di Genova con una sentenza sul tema condivisa anche dai giudici di Strasburgo). Un processo per il quale Placanica, difeso dagli avvocati Antonio Ludovico e Salvatore Sacco, era stato rinviato a giudizio nel 2012 con l’accusa di aver abusato della figlia minorenne della sua ex convivente. Cinque anni di udienze concluse con una richiesta di assoluzione non solo avanzata dal collegio della difesa ma anche dallo stesso pubblico ministero Deborah Rizza.
L’inchiesta sull’ex carabiniere era partita nel 2008 quando la sua ex compagna Sveva Mancuso ha denunciato gli abusi subiti dalla figlia che, all’epoca, aveva 11 anni. Le violenze, secondo l’accusatrice, sarebbero avvenute nel 2007. Durante il processo, nel quale l’ex compagna e la figlia si sono costituite parti civili, su richiesta degli avvocati di Placanica, i giudici disposero una perizia che accertò la capacità di stare in giudizio dell’ex carabiniere. Che venerdì era in aula quando i giudici sono usciti dalla camera di consiglio e hanno letto la sentenza. Non solo Placanica è stato assolto ma il Tribunale ha trasmesso gli atti di nuovo in Procura per valutare se l’ex compagna e altre due persone abbiano commesso il reato di calunnia denunciando e testimoniando il falso.
“Finalmente torno a casa da innocente”, sono le uniche parole pronunciate prima di lasciare il palazzo di giustizia. “È finito un incubo – hanno detto i difensori di Placanica – durato quasi dieci anni. Abbiamo ottenuto un parziale risarcimento rispetto alle sofferenze e alle accuse infamanti subite dal nostro assistito e che gli hanno causato profonde sofferenze. Ci riserviamo di agire nelle sedi opportune contro gli accusatori di Placanica che da domani forse saranno sul banco degli imputati”. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, alle parole degli avvocati dell’ex carabiniere, risponde la sua ex convivente Sveva Mancuso. “Intendo procedere – dice la donna – per difendere i miei diritti e quelli di mia figlia nelle dovute sedi, visto che mi ritrovo indagata solo per aver difeso i diritti di mia figlia all’epoca minorenne”.