Società

Ercolano, ode (bondica) a Maria Elena Boschi

La ministra viene giù in Campania,
in sul calar del sole,
con i tacchi da dodici; e reca in mano
un mazzolin di riforme (alcune sòle)
onde, siccome suole,
cambiare ella si appresta
con mano un poco lesta, la Costituzione.

Siede con le vicine
su la scala a filar la Finocchiaro,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando alla festa dell’Unità si ornava,
e ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni dell’età più bella.

Già tutta l’aria imbruna,
azzurro è il Nazzareno, e tornan l’ombre
giù da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.

I Renziani gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:

e intanto siede alla sua parca mensa,
Bersani, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e anche Orfini tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
di Verdini, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.

Questo a Ercolano è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Per Ciro Buonaiuto, il sindaco renziano
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre la festa di una vita.

Via con lo spazzamento!
Via con la scerbatura!
Pure gli annunci funebri
che arrecano tristezza
sian raccolti e gettati
tutti nella monnezza!

Godi, Maria Etruria Boschi , stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.