“A Roma dalla vita di periferia non si scappa, è come se ci fossero due città in una sola”. Mauro Alivernini, geologo in trasferta a Jena, Germania, è nato 31 anni fa a La Rustica, zona est della capitale: “Per raggiungere il primo liceo devi farti un’ora di mezzi pubblici, sempre con la possibilità di essere derubato o minacciato – racconta -, anche i ragazzi più motivati fanno fatica a resistere”. E in 25 anni di vita romana, di gente che si è persa lungo la strada Mauro ne ha vista parecchia: “Molti dei miei ex compagni di classe sono finiti in prigione – spiega -. In situazioni di quel tipo non hai grandi possibilità di futuro, o finisci a spacciare o fai qualche lavoretto in nero”. Eppure la sua è una storia positiva: “Non sono mai stato uno studente particolarmente brillante, ma ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia in cui entrambi i genitori lavoravano e questo mi ha permesso di viaggiare e di capire quanto fosse bello conoscere altre culture”.

Dopo il liceo, la scelta è ricaduta su geologia: “Da piccolo avevo la passione per i dinosauri e poi ho sempre amato stare in mezzo alla natura”, spiega. Il sogno era quello di diventare un insegnante di scienze: “Quando mi sono informato ho scoperto che era molto più semplice ottenere una cattedra in Sud Tirolo che a Roma, così ho cominciato a studiare il tedesco”. Intanto, però, una sua docente lo ha spinto a mandare la tesi all’estero: “All’inizio ero abbastanza scettico, ma poi sono arrivate alcune risposte positive, tra cui quella dell’università di Jena, per cui lavoro ancora oggi”, sottolinea. Ed è qui che dal 2013 riesce a portare avanti i suoi studi sulla micropaleontologia ambientale: “Attraverso il monitoraggio dei microfossili sedimentati nel terreno cerco di capire se in quella determinata zona c’è stata una contaminazione o se è aumentato il livello di inquinamento”, spiega. Lavoro che gli è valso un premio da 10mila euro messo in palio dalla rivista tedesca di divulgazione scientifica Geo: “Ho vinto grazie al mio articolo sui cambiamenti ambientali delle coste e dei laghi del Ghana, che verrà pubblicato nei prossimi mesi”, racconta.

Il suo lavoro gli è valso un premio da 10mila euro messo in palio dalla rivista tedesca di divulgazione scientifica Geo

Un viaggio che è riuscito a fare grazie al sostegno della sua università: “Qui ci sono più soldi rispetto all’Italia e questo è già un vantaggio, ma bisogna poi sottolineare il fatto che vengono anche gestiti meglio – ammette -. Io se seguo un progetto che esula dal mio contratto vengo pagato di più, mentre per i miei colleghi italiani non funziona così”. Anche a livello di gerarchie le cose funzionano in modo diverso: “In Germania la differenza tra precari e non precari è molto meno accentuata – sottolinea -, in Italia i docenti vivono in una torre d’avorio, mentre i dottorandi sono costretti a farsi in quattro per poco più di mille euro al mese”. E anche a livello professionale gli stimoli sono diversi: “Qui si dà grande risalto all’iniziativa personale, tutte le idee vengono prese in considerazione, anche quelle degli ultimi arrivati – sottolinea -, e poi c’è maggiore fermento a livello internazionale”.

Il futuro per Mauro è un’affascinante incognita, ma su una cosa non ha dubbi: “Voglio continuare a fare un lavoro che mi permetta di viaggiare – ammette -, questi anni a Jena mi hanno aperto gli occhi sul mondo e mi hanno restituito la mia verve naturale”. Questo premio, poi, gli ha anche regalato qualche nuova possibilità: “La redazione della rivista ha notato che ho una certa dimestichezza con le spedizioni all’estero e questo potrebbe portare a una collaborazione giornalistica continuativa”, spiega. Il ritorno a casa non rientra sicuramente tra le sue priorità: “Mi mancano il cibo e il nostro humour e soprattutto gli amici cari che ho lasciato lì e che fanno tantissimi sacrifici per andare avanti – ammette -, ma io qui sento di aver trovato il mio posto nel mondo”.

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